Alla latteria di Coi il 15 giugno 2021. I su 2

In due post, pubblico le fotografie, degli interni della latteria, da me fatte due giorni fa, cioè il 15 giugno 2021.

La situazione di degrado dell’edificio e dell’arredo mi è sembrata impressionante. Direi che non è accettabile una cosa del genere e spero che, durante l’estate, si possa ritrovarsi come eredi dei vecchi soci per mettersi d’accordo sul da farsi. Personalmente, sento vergogna che un paese lasci andare in malora, in maniera così brutale, un fabbricato che tanto ha rappresentato per intere generazioni, dal momento che la latteria, in esso ospitata, era funzionante dal lontano 1885.

Il portone d’ingresso con, alla nostra destra, la tarda che vedremo tra poco.
Sopra la porta d’ingresso c’è ancora la targhetta dell’anno santo del 1950, allora distribuita come benedizione per tutte le case e, come si vede, posta anche su altre abitazioni.
I legni sono rinsecchiti dal sole.
E’ rarissimo vedere uno dei battenti aperto.
La targa dice: “1885 – 2005 / LA LATTERIA SOCIALE DI COI / FESTEGGIA / 120 ANNI DI ATTIVITA’ / E RICORDA / NICOLO’ PELLEGRINI / BENEMERITO CASARO / DAL 1948 AL 2001”.
Appena varcato il portone si è in questa stanza. A sinistra si va nella sala di cottura e lavorazione dei latticini, in fondo nella sala di refrigerazione, attraverso la scala si va in soffitta e, a destra, c’è la porta per la stanza della conservazione del formaggio.
Le pareti sono ricoperte da un forte strato di catrame da fumo, sul pavimento segni di un’infiltrazione d’acqua.
L’imboccatura del fornél che scaldava leggermente la stanza di conservazione del formaggio, posta di là della parete, è stata chiusa con cemento, dopo che il fornél è stato demolito, chissà per quale motivo. Sotto la scala è stata posta una stufa più moderna, pressoché mai usata ma inutile.
La condizione della parete è spaventosa.
La scala, assai rustica, è senza corrimani di protezione.
La porta d’ingresso alla stanza del formaggio, con un tabellone pubblicitario, ridicolo. Un lavatoio e, sopra, la vetrinetta con le fiale per la verifica periodica della purezza del latte.
Un calendario del 2008 e i prezzi di allora, già in euro.
Un calendario del 2010, ancora appeso alla parete.
La pesa del latte portato, sera e mattina, dalle mungitrici.
Si entra nella stanza di cottura del latte e prima lavorazione dei latticini.
Sopra la porta d’ingresso, l’immagine del volto di Cristo, in gesso, completamente deteriorata dal fumo, come il resto della parete.
Sul pavimento una larga crepa, spezza in due il pavimento di cemento. A sinistra è stata messa qui, del tutto fuori posto, la misura del legname che ogni conferente del latte doveva portare, secondo la quantità delle mucche possedute.
Poco oltre, il cuore della latteria, il focolare, più basso del piano del pavimento, e la grande caldaia per la cottura, a periodi quotidiana del latte, per ricavarne il formaggio.
Nonostante alcuni detriti, probabilmente caduti dal soffitto e che rischiano di rovinarla, il rame della grande caldaia è ancora pulito e la caldaia è ancora in buono stato.
Il soffitto è in condizioni pietose.
La mensola, rinnovata, sulla quale si mettevano ad essiccare le ricotte.
Le malte sono marce e stanno cadendo a pezzi.
Un mestolo moderno, di alluminio (prima erano solo di rame), un mestolo frangi-cagliata e una chitarra, per mescolare il siero durante la cottura.
Altro colpo d’occhio sul soffitto, in gravi condizioni; qui è sopra la pressa (moderna, non quella originaria) delle forme di formaggio appena confezionate, prima di essere salate e portate nell’apposita sala di stagionatura.
La nuova pressa, lasciata lì senza cura, tra altri materiali in grave abbandono.
La moderna zangola, elettrica, per la preparazione del burro.
Passiamo alla stanza frigorifera del latte, dove veniva posizionato, dopo la pesa, per una notte intera, nel grandi vasi di rame, posti a loro volta nella grande vasca d’acqua corrente, in due file parallele.
La vasca è di cemento, voluminosa; i vasi hanno perso completamente la loro lucentezza; ha vederli così e a pensare com’erano quando qui lavorava papà, fa veramente male, molto male.
Il tavolone sul quale il padre lavorava il burro è decrepito, maciullato dalle tarme, impressionante.
Impressionante anche come è ridotto lo stampo nel quale veniva posizionato, in perfetta pulizia, il burro, che riceveva si bordi l’incisione delle parole “LATTERIA SOC. DI COI / BURRO DI PURA PANNA” e sopra l’immagine delle stelle alpine e dei trifogli, a ricordare i pascoli di monte e d’alta quota, di cui si erano nutrite le mucche.
Sono uscito dalla stanza frigorifera agghiacciato (è il caso di dirlo), ma non per la temperatura…

***