MONEGO, Quando venne costruita la strada del passo Staulanza

Il passo Staulanza dalla Croda da Lago, a destra le falde del Pelmo, a sinistra il Crot, sul fondo il Civetta

Il dott. Pietro Monego ha concluso un’altra preziosa ricerca storica e ha avuto, anche questa volta, la bontà di metterla a disposizione dei lettori di questo blog. La nuova ricerca riguarda la strada tra la val di Zoldo e la val Fiorentina, quindi tra il Bellunese e Zoldo e una valle del Cadore; titolo della ricerca è: «Fusine di Zoldo – Selva di Cadore. Brevi note su una strada osteggiata dalle autorità militari». La ricerca si snoda, in 17 pagine abbellite da alcune significative fotografie, in questi capitoletti: La viabilità della Val di Zoldo dopo l’unità d’Italia; Nel 1906 viene annunciata la costruzione della strada Fusine-Selva; Il quotidiano «L’Italia» del 29 ottobre 1906 riprende l’articolo del Corriere [=«Corriere della Sera»]; Un ampio articolo sulla Fusine-Selva appare anche sulla «Gazzetta di Venezia» dell’11 novembre 1906; Le incognite militari create dall’apertura della nuova strada per la Staulanza; Ruolo del Comitato promotore per l’allacciamento stradale Fusine-Selva; Una foto storica.

Lo studio è piacevole e offre, se letto con la necessaria e giusta calma, tante informazioni utili per conoscere le particolari, e per certi aspetti assai disagiate, condizioni di vita di allora della popolazione zoldana. La strada, però, per quanto desiderata dalla popolazione, anche dei Comuni contermini, era stata PROIBITA, per motivi militari, dal Regno d’Italia, fin dal 1881, con evidente, grave danno delle valli di Zoldo e Fiorentina. Solo sul finire del 1906 essa apparve «di molta importanza sotto l’aspetto strategico ed economico». Il Regno d’Italia temeva, infatti, sino al 1906, che l’Impero d’Austria mandasse truppe oltre il confine di Stato, allora tra Colle Santa Lucia e Selva di Cadore; temeva che una strada facilitasse l’invasione di Zoldo e del Bellunese. Ma l’Austria vedeva più lontano e da parte sua aveva già fatto una bella strada fino a Colle Santa Lucia. A quel punto, il Governo dei Savoia comprese che doveva difendersi da una invasione e, senza una strada adeguata, avrebbe potuto fermare gli Austriaci solo dopo Zoldo, a Longarone; gli conveniva, perciò, avere una strada verso la val Fiorentina, per un facile spostamento delle sue truppe verso il passo (o forcella) Staulanza. In verità, poi, come ben sappiamo era l’Italia e non l’Austria ad avere mire espansioniste, più che difensive, e la strada di Zoldo rientrava nel progetto di un futuro, vile attacco anziché di una necessaria difesa.

Tanto più che la val di Zoldo cominciava ad essere richiesta da turisti, anche stranieri, e, piacesse o meno, una strada non era più dilazionabile, neppure per introiti di tassazione commerciale.

In noi oggi resta la brutta sensazione che, se fosse stato per gli abitanti di Zoldo, il regno d’Italia non solo non avrebbe fatto la strada ma (come si legge) ci avrebbe lasciati condurre (bontà sua!) una vita da selvaggi, e avrebbe continuato ad impedirla, come aveva fatto per 25 anni.

Il monte Crot, presso il passo Staulanza
Il monte Pelmo visto dal monte Crot
Altre immagini del monte Pelmo dal monte Crot
Casera Staulanza

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