BERNARDINI, La Venezia austriaca vista dall’Austria. Un’altra storia

Un testo indispensabile

Del prof. Paolo L. Bernardini – Questo il testo, in fondo pagina in formato PDF, per poterlo scaricare.

Imbevuti fin da fanciulli della bieca rettorica risorgimentalistica, cresciuti a pane e tricolore, raramente gli Italiani – coloro che conservano un minimo di decenza culturale, che leggono ancora qualcosa che non sia la pubblicità in cassetta degli sconti ai supermercati – si interessano alla loro propria storia vista da altre prospettive.

I servi del progetto cavouriano, tutti protetti dalle loro cattedre e dalle redazioni delle case editrici e dei giornali principali, eterodirette tutte (cattedre e redazioni) dalle segreterie di partito, hanno oscurato schiere di storici italiani valentissimi che hanno per un secolo almeno dimostrato (da prospettive locali, cattoliche, neoborboniche, neolorenesi, veneto-indipendentistiche, e altre, perfino valdostane) quanto disastroso sia stato il risorgimento nelle sue procedure, nei suoi esiti, nella lunga durata. Fino ad ora.

Ma nella vicina, confinante Austria, dove il reddito medio è molto più alto di quello italiano e così la qualità della vita, e così il livello dell’istruzione, e la costituzione stessa («la più bella del mondo», l’italica, solo nelle parole dei suoi servitori postulanti come Benigni, primo adulatore d’una carta fasulla in cambio di gettoni di presenza milionari agli show Rai), una costituzione federale lungimirante, ancorché coeva di quella di Weimar che ebbe vita assai più breve, nella limitrofa Austria dunque si continua liberamente a scrivere bene degli Asburgo, dinastia complessa e per certi aspetti fenomenale, e dunque si parla bene anche del periodo di dominazione absburgica dell’Italia, a partire da Carlo V, per arrivare alla prima guerra mondiale.

Personalmente, concordo solo in parte con la rettorica neo-absburgica, che ha qualche sinistra parentela con quella neo-sabauda. Tuttavia vi sono molte cose vere in quanto scrivono gli storici austriaci sulla lunga vicenda dei vari dominii imperiali in Italia. Per quel che ora mi interessa – il Veneto e Venezia – è senz’altro vero che la casa d’Austria dovette porre rimedio a quanto di terribile fu lasciato in eredità dall’occupazione francese, un disastro totale. Il primo periodo austriaco, dal 1797 al 1806, dovette affrontare situazioni critiche sotto ogni punto di vista. Con la pace di Pressburg (l’odierna Bratislava), però, Venezia tornò francese, e lo rimase – con immense sciagure – fino al 1814. Il secondo periodo austriaco, dal 1815 al 1866 – con l’intermezzo della III repubblica veneziana, quella di Manin, tra 1848 e 1849 (la chiamo terza perché ritengo si debba comunque contare come seconda quella della municipalità dal maggio all’ottobre 1797, esperienza disastrosa ma molto rivelatrice sulla capacità dei democratici ispirati da Rousseau a governare davvero), dovette rimediare a molti degli abominii francesi, ma tutto sommato fece crescere la città, anche se Trieste fu sempre poi la vera privilegiata degli Asburgo. Tutto sommato l’amministrazione austriaca se non fu certo paragonabile a quella della Serenissima, fin quasi alla fine, fu infinitamente migliore di quella francese. Ma, per quel che ci interessa, fu certo migliore di quella sabauda, per tantissimi aspetti almeno, compreso il rispetto per le norme locali, il clero, l’aristocrazia, l’antico diritto veneto. Chi conosca il tedesco – ne auspico la traduzione – può leggersi la riguardo un lungo articolo in rete dello scomparso Eugen Semrau (1945-2015), valente storico e giornalista: Vedi il link: https://austria-forum.org/af/Wissenssammlungen/Essays/Geschichte/Venedig_bei_Österreich .

L’attenzione dell’Austria per la vita della città, per i canali e le strade, in generale per il buon andamento dei commerci, fu notevole e in effetti fece risollevare Venezia, quella Venezia che lo scrittore austriaco Franz Grillparzer visitò nel 1819, scrivendo: «Ci vien da piangere ad udire il suo nome, e vedere quel che invece resta di essa…». Ancora nel 1859, alla vigilia del trionfo sabaudo, lo scrittore-viaggiatore Friedrich Pecht notava come gli stessi Italiani ritenessero il regime austriaco nel Lombardo-Veneto il migliore a cui erano sottoposti, e non comprendeva il risentimento di parte della sua popolazione nei confronti di tale regime. Semrau ricorda peraltro un austriaco che Venezia amava davvero, il conte Ferdinand Zichy, governatore militare della città, che non intervenne contro Manin per non trasformare in «cumulo di macerie» (Schutthaufen, questa la sua espressione) la «bella Venezia». Questo amore per Venezia gli costò la corte marziale e la prigione. Anche John Ruskin dimostrò simpatia per l’amministrazione austriaca. Ma fu solo uno tra moltissimi altri.

Oltre al bell’articolo di Semrau, segnalo qui un recente libro, di Norbert von Handel, «Habsburg in Italien», pubblicato dall’editore Ares di Graz nel 2016. Anche in questo caso, si valuta tutto sommato positivamente l’amministrazione austriaca in Italia in età risorgimentale. D’altra parte è un libro parziale, come l’autore onestamente confessa a pag.9. «Liberi da giudizi di valore sono gli eventi; non i libri». È un libro che parla dei (numerosissimi, alcune volte ignoti, altre volti di immensa portata) intrecci tra la storia italiana e quella del Sacro Romano Impero e dei suoi due successori, l’Impero d’Austria e l’Impero austro-ungarico, fino al 1915. Al fatto che l’amministrazione sabauda sia stata assai più disastrosa di quella austriaca, von Handel accenna, non vuole sbilanciarsi troppo.

Ma von Handel parla anche dell’insoddisfazione attuale nei confronti dell’amministrazione italiana, che si prova in Veneto. E cita, cosa molto interessante, il referendum informale di Busato del marzo 2014. Significativo che se ne parli in Austria (e non in Italia, dove la stampa igienica filtra tutto, finché può). Poi è un libro con delle ingenuità, interpreta l’omicidio di Martinovich all’Arsenale nel 1848 in modo errato, rifacendosi come fonte ad un libro ad effetto, ma ben poco storicamente corretto, come «Mörderisches Venedig» di Gerhard Tötschinger (2014), che è tipica rassegna di curiosità criminali prese da tutta la storia veneziana per compiacere con un pizzico di morbosità il grande pubblico. I rapporti italo-austriaci ebbero il colpo di grazia il 23 maggio 1915.

Il mormorio del Piave non fece mai tacere il lamento di milioni di morti per una guerra non solo inutile, ma crudele, insensata. Folle.

Servizio fotografico eccezionale (tutte foto d’epoca)

Le fotografie sono tratte da: https://www.corriere.it/gallery/cultura/05-2011/venezia-spera/1/venezia-austria-regno-d-italia-fotografie-d-epoca_1a4f1860-87b4-11e0-8601-a1952c3da2ae.shtml

La scritta a mano dice: «Truppe Austriache in servizio per la Festa del Corpus Domini in Piazza S. Marco – anno 1853 o 1854 – Fotografia rapida originale di Giuseppe Coen (1810-1856)». Stampa su carta salata, 200 x 222 mm.
Anonimo, Daniele Manin, 1856. Stampa all’albumina, 100 x 60 mm.
A. Duroni, Vittorio Emanuele II, 1859. Stampa all’albumina, 105 x 61 mm.
C. Naya, «Venezia, Palazzo Ducale», 1860 ca. Stampa all’albumina, 347 x 268 mm.
C. Ponti, Venezia: concerto in Piazza San Marco della banda militare austriaca, 1863. Stampa all’albumina, 85 x 172 mm.
L. Montabone, «I rappresentanti per il plebiscito veneto», 4 novembre 1866. Stampa all’albumina, 466 x 615 mm.
Anonimo, Lido di Venezia: veduta del Forte degli Alberoni durante l’occupazione austriaca, 1866. Stampa all’albumina, 305 x 429 mm.
E. Rabending, Francesco Giuseppe I d’Asburgo, 1868. Stampa all’albumina, 91 x 60 mm.
Anonimo, Venezia, Piazza San Marco: cerimonia per il rientro delle ceneri di Daniele Manin, 22 marzo 1868. Stampa all’albumina, 269 x 334 mm.

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