DON FLORIANO, È stato avviato il blog «From Bailiwick of Zoldo»

Se non si decide a nevicare, questa vignetta, di qualche anno fa, diventa attuale.

La pubblicazione di immagini, video e GIF di argomento naturalistico su questo blog ha raggiunto una consistenza superiore a quella immaginata e mi sono visto nella necessità di aprire un nuovo blog, sul quale pubblicare simili contenuti senza appesantire questo; anzi: alleggerendolo. È questo il motivo per cui nelle ultime settimane «Dalla Casata di Levazono» ha postato pochi articoli nuovi e qualche lettore avrà notato, senza capirne la ragione, come parecchi dei già pubblicati venissero tolti. Con oggi, terminato il lavoro certosino di revisione, risulta che, degli iniziali 255 articoli, ne sono rimasti solo 114; alcuni sono stati definitivamente eliminati, altri sono stati spostati sul nuovo blog, «From Bailiwick of Zoldo», aperto il 2 gennaio e visibile al link di base:  http://frombailiwickofzoldo.altervista.org

A riguardo del nome del nuovo blog: il termine italiano Baliato è stato da noi adottato, pochi anni fa, per il semplice motivo che questo è il termine attualmente in uso nella lingua italiana e, perciò, è con che esso si traduce l’inglese Bailiwick, e si parla di Baliati di Guernsey e Jersey per indicare il Bailiwick of Guernsey e quello of Jersey (in normanno Bailliage dé Jèrri), nel canale della Manica, di fronte alle coste nord-occidentali della Francia, amministrativamente Dipendenze della Corona britannica (status giuridico che non comporta l’appartenenza al Regno Unito e, infatti, esse sono dotate di governo autonomo).

Avremmo preferito adottare il termine Bailato, e non è detto che un giorno non lo facciamo, poiché sia nel nostro caso come in quello inglese i termini derivano dalla base latina Baiulatus (pronuncia Baiulàtus), in quanto territorio, giurisdizione e carica di un Baiulus o Bailo (pr. Bàilo), documentato a Coi e in Zoldo (come spiegato in precedenti articoli) sia come appellativo di alcune persone (a Coi riferito a un de Pellegrin, cognome spontaneamente svoltosi in Pellegrini, come ben documentato), sia come toponimo, indicante un’area da tutti conosciuta, la migliore dal punto di vista agrario. Il motivo linguistico generale e la documentazione locale si avrebbero portato a scegliere, come detto, Bailato; ma, almeno per il momento, ci siamo rassegnati, e in qualche modo visti costretti per una più facile intesa oggi come oggi, alla forma italianizzata di Baliato. Non si può fare a meno di osservare, con un po’ di amarezza, come in questo caso l’inglese sia più fedele al latino dello stesso italiano; il che, linguisticamente, ha del paradossale.

Quanto al «of Zoldo», forse qualche lettore e studioso si chiederà se non sia, questa, una indebita estensione del «Baliato dai Coi», che è poco più della semplice unione dei due masi, poi villaggi, di Coi (maso de Pellegrin) e Col (maso de Zanet), i cui fondatori erano provenienti, entrambi e contemporaneamente, dallo storico maso («dalla casada») di Levazono («de Levazon su»). Due anni fa avremmo certamente risposto in modo affermativo o, meglio, non avremmo mai parlato di un Baliato di Zoldo; ma, con il procedere degli studi e la scoperta che esisteva anche un Bailo di Sorogno, derivante sempre da Levazono; e sapendo che il Levazono (andando da Fedele, Dozza, Casal a Cella, Calchera e Sorogno) era, di fatto, l’area circostante l’originario castrum Zaudi, il castello di Zoldo di cui ci parla (nel 1609) lo storico Giorgio Piloni, era moralmente obbligatorio dedurre che il titolo non s’era formato a Coi, ma vi era giunto da Pieve di Zoldo (il toponimo ha privilegiato la plebs sul castrum). E al castrum-plebs di San Floriano di Zoldo, il Baiulus che compito svolgeva? Una figura così particolare non poteva essere, in ogni caso, che il rappresentante e luogotenente del vescovo e conte di Belluno. Era, per certi aspetti, quello che sarebbe poi stato il Capitano di Zoldo; e dunque? Ne parleremo più avanti, sul blog «Dalla casata di Levazono».

In ogni caso, il Baliato di Zoldo oggi come oggi non è che un’espressione storica, veneranda e antichissima, relativa alla Val di Zoldo. Non è una realtà giuridicamente costituita o riconosciuta, per quanto sarebbe bellissimo che ciò, almeno per finalità culturali, succedesse. Ce la faremo? Riusciranno anche queste pagine ad aiutarci a concretizzare un progetto comunitario fondato sulle radici che vanno più in profondità nel terreno della nostra storia?

Don Floriano Pellegrini

Fotografie scattate a Coi ieri pomeriggio; si vede quanto la neve sia veramente poca; e un gatto si mimetizza perfettamente con l’erba.

***