DON FLORIANO, Il mio ricordo annuale di Umberto II

La dignità di un povero pescivendolo; è difficile trovarla tra i politici italici

Ieri ho diffuso la seguente comunicazione:

Come ieri, nel 1983, moriva in esilio forzato dall’Italia Umberto II, che ne era stato l’ultimo re, in carica nel brevissimo periodo 9 maggio-18 giugno 1946, poi re titolare, non avendo mai abdicato, ma senza poteri.

Dal 1984 lo ricordo con la celebrazione di una S. Messa. In provincia di Belluno, a farla eravamo solo due preti, mons. Mario Moretti ed io. A molti, in quegli anni, sembrava una cosa strana, come se avessimo pregato per un marziano. Ma il vescovo Dùcoli era favorevole. Da signore e da pragmatico camuno, tanto era devoto repubblicano quanto, all’occorrenza (si fa per dire), simpatizzante per i monarchici; e così dava a tutti “la possibilità di fare del bene” con una buona offerta. Ora la cosiddetta “Repubblica Italiana” è in piena crisi di credibilità istituzionale e i suoi Popoli (a cominciare dai Sardi, dai Duosiciliani e da noi Veneti) hanno avviato percorsi di indipendenza, per prevenire i disastri dell’inevitabile implosione, in quest’era globalista. Umberto II appare perciò, ancor più, un “residuato storico” e l’ultimo tratto d’ombra, cupa e malinconica, d’una dinastia che pure era stata gloriosa, secoli prima; ma, insomma, perché togliergli anche una S. Messa annuale?

don Floriano Pellegrini

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