DON FLORIANO, La chiesa di San Valentino a Mareson di Zoldo

Da un dettagliato articolo del prof. Flavio Vizzutti, del 1995, ricavo alcune notizie storiche sulla chiesa di San Valentino a Mareson di Zoldo.

Il 1° novembre 1482 Nicolò Mascagnino di Mareson, a nome dei regolieri e con l’assenso del pievano di San Floriano (Pieve di Zoldo), fece domanda al vescovo Pietro Barozzi per avere il permesso di edificare una chiesa. Gli abitanti o regolieri di Mareson si impegnarono a costituirne la prescritta dote e, ottenuto il permesso, ne iniziarono la costruzione, che terminarono dopo circa nove anni e mezzo, con la solenne consacrazione la seconda domenica di giugno del 1492.

L’edificio risultò ottimale per tutto il 1500. Da documenti del 1641, conservati all’archivio vescovile di Belluno, apprendiamo che era affrescato, coperto da un soffitto a capriate lignee e con il pavimento in somassa (un impasto di malta, calce e ghiaia, allora parecchio in uso); aveva due porte, una sagrestia rivolta a est e un altare (consacrato) rivolto a nord; aveva pure un campanile, a sud. Aveva perciò l’entrata principale rivolta al fondovalle e l’abside verso Palafavera. Poiché è molto improbabile sia stato cambiato il punto di fondazione del campanile, si può pensare che esso fosse in facciata o sul lato laterale a fianco della porta d’ingresso; la chiesa, in ogni caso, era posizionata e orientata in modo diverso dall’attuale, un po’ più a monte e tale da far supporre che il centro abitato fosse a sud e verso Pianaz (non a nord come adesso), e, in effetti era così, poiché l’antico abitato sorgeva sul pianoro de Le Madóne.

Con l’accrescersi della popolazione di Mareson, ai primi del 1600, egualmente che nel resto della valle, la chiesa cominciò a risultare insufficiente e nel 1626 vennero intrapresi dei lavori di ampliamento.

Il 10 giugno 1658 i regolieri avanzarono al vescovo Berlendis richiesta di poter costruire un secondo altare, dedicato a Sant’Antonio di Padova; accordato il permesso, la sua installazione fu però piuttosto lenta e concluso, con la posa dell’arredo intagliato e scolpito, solo nel 1669.

Al 1686 risale la richiesta al vescovo per installare un terzo altare, da dedicare alla Santa Croce, in asse con quello di Sant’Antonio; la richiesta viene accolta; poi, però, i regolieri desiderano fare un nuovo altare in onore della santa Croce, al posto del precedente, e nel 1697 sono autorizzati. I committenti si rivolgono, allora, al valente artista bellunese Andrea Brustolon e già nella prima metà del 1699 il lavoro dev’essere stato pronto e consegnato.

Anche il 1700 è, per la chiesa di Mareson, un periodo florido, caratterizzato da altre modifiche al fabbricato e da alcuni importanti lavori di ammodernamento; essa viene inoltre arricchita di paramenti e di argenteria.

Il 31 maggio 1731 viene firmato dall’artista bellunese Andrea Brustolon il contratto per il nuovo altare maggiore, dedicato al sacerdote e martire romano Valentino; l’altare già nel 1732 era completato con la luminosa pala di Girolamo Brusaferro.

Al 1765 risale l’innalzamento del nuovo campanile.

Nel 1859 è concesso alla chiesa il permesso di conservare l’Eucaristia; è un permesso temporaneo e sarà rinnovato nel 1906 e nel 1912.

La grande svolta per la chiesa avviene il 1° settembre 1944, quando, con decreto del vescovo Giosuè Cattarossi, diventa centro della nuova parrocchia di Mareson e Pécol.

Nel 1951-52 vennero eseguiti altri lavori di ampliamento, con l’ abbattimento della vecchia orchestra e l’aggiunta di una campata verso la facciata. Poi, però, nel 1998, venne rifatta l’orchestra e vi venne collocato l’organo, opera e dono, di Mario Rizzadini, di Pianaz (originari di Coi).

GLI ALTARI

In ordine cronologico, l’altare più antico è quello laterale di sinistra (a destra per chi entra) che il Vizzutti ipotizza possa essere opera, di qualche anno dopo il 1658, dello scultore bellunese Jacopo Costantini (a lui si devono pure l’altare di San Pellegrino delle Alpi a Coi, del 1618, e quelli di Sant’Antonio Abate a Forno del 1620 circa, di San Silvestro ancora a Forno del 1621, e di San Carlo Borromeo a Pecol del 1642 circa). L’altare in oggetto, a Mareson, è scolpito, dorato e policromato e dedicato, come detto, a Sant’Antonio di Padova. Il Vizzutti precisa: «La pala, del 1669, appartiene senza dubbio al catalogo di Nicolò de Barpi [anch’egli bellunese] ed è tematicamente e compositivamente prossima a quella dipinta due anni prima per la chiesa di Forno. Al de Barpi vanno sicuramente assegnati anche gli episodi salienti della vita di Sant’Antonio da Padova, che si raccomandano per la gustosa freschezza narrativa e l’immediatezza di visualizzazione documentale e anche per interessanti esemplari di abbigliamento seicentesco. Meritevole di attenzione è, inoltre, il paliotto in cuori doro operato e dipinto, con al centro l’immagine del santo titolare dell’altare».

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Cronologicamente, viene poi l’altare laterale di destra (a sinistra per chi entra), dedicato alla Santa Croce. Sulla cimasa colpisce il gruppo della deposizione di Cristo dalla croce, che replica in variante quella fatta dal Brustolon nel 1685-87 per l’arcipretale di Zoldo (l’idea agli abitanti di Mareson venne, quindi esattamente in quel frangente). Ai lati, le statue di San Giovanni Battista (compatrono di Zoldo) edi Santa Maria Maddalena, riconoscibile dal celebre vaso con il profumo. Dice il Vizzutti: «Sono statue di mirabile livello stilistico e dal modellato di classica compostezza, simboleggianti una bellezza giovanile idealizzata. Più in basso, ai lati della cornice del paliotto della mensa, due puttini, dalle espressioni meste, mostrano alcuni oggetti connessi con la passione di Cristo (i dadi, il flagello, i tre chiodi). Nella coeva pala, di autore ignoto ma di educazione veneziana, viene visualizzata la Vergine addolorata, tra San Gregorio Papa e San Luigi Gonzaga in abito da gesuita».

Il paliotto della mensa, particolare
Santa Maria Maddalena

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Infine, cronologicamente, l’altare maggiore attuale, fatto in sostituzione di uno più antico, di cui non restano tracce. Di questo capolavoro il Vizzutti scrive: «Alloggiato nel presbiterio dal soffitto, l’altar maggiore è l’ultima opera di grande impegno progettata e in parte compiuta da Andrea Brustolon. L’alzata tripartita presenta due piccole nicchie laterali, contenenti rispettivamente la statua di Sant’Antonio Abate e di San Francesco d’Assisi. Il glorioso Cristo risorto troneggia, sul piedistallo della cimasa, tra quattro angeli festanti. La pala è del veneziano Girolamo Brusaferro, del 1732. Tramite una cromia calda ed avvincente, raffigura la Madonna con il gioioso Infante, mentre, in primo piano, si riconoscono un severo San Nicolò (seduto, recante mitra e pastorale) [è il patrono della parrocchia matrice, di Fusine] e San Valentino, nell’atto di indicare il giovinetto ammalato, deposto ai suoi piedi (il taumaturgo era invocato particolarmente contro il “malcaduto”)».

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ALTRE OPERE D’ARTE

Antico quadro della testa di San Giovanni Battista (particolare)
Santa Lucia e crocifisso sulla parete est (destra, sinistra per chi entra)
Nuova grande (esagerata) statua della Madonna, posta lì, in attesa di migliore collocazione

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Una risposta a “DON FLORIANO, La chiesa di San Valentino a Mareson di Zoldo”

  1. Molto interessante. Le foto poi fanno risaltare lo scritto. Quanti tesori ci sono nelle nostre chiese e sono sconosciuti ai più.

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