DON FLORIANO, La vergogna della sospensione delle S. Messe

Pagine e copertine (sotto) di un bellissimo incunabolo del «Modus bene vivendi in christianam religionem», di San Bernardo di Chiaravalle (Bernardus Claravallensis), protettore dei Templari, stampato a Venezia nel 1494 («Impressum Venetiis per Bernardinum de Benaliis Pergomensem, 1494 die xxx mensis Maii»). Pochi anni fa era stato messo in vendita dalla Casa d’Aste «Libreria Antiquaria Gonnelli» di Firenze per € 2.000,00. Altri tempi, altra Fede, altri vescovi, non preoccupati di salvarsi i vantaggi dell’8 x 1000, senza dei quali sembra dubitino che la Chiesa in Italia possa andare avanti.

In palestra e al mercato sì, ai bar e nelle gelaterie di Zoldo (e presumibilmente ovunque) questa mattina i tavolini erano pieni, i giorni scorsi gli ambulatori medici avevano la calca solita e così pure le farmacie, ma in chiesa no, i vescovi ci hanno proibito di andare, obbedendo come bambinetti cacasotto a delle disposizioni piovute da Roma e da Venezia.

È uno scandalo, è chiaro; questi non sono vescovi seri, dal momento che impediscono ai fedeli quello che solo nel periodo di terrore della Rivoluzione francese e nelle dittature comuniste è stato impedito ai fedeli: andare a Messa. Questi vescovi non hanno rispetto né delle tradizioni locali, né dei fedeli e, di fatto, sono più un pericolo che un aiuto per la Fede; dovrebbero andarsene, e a gambe levate! Come hanno potuto proibire la S. Messa in paesini dove ci sono sì e no 30-50 persone? E, intanto, al bar, negli stessi posti, vanno 300 persone? Che vergogna!

don Floriano Pellegrini

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Commenti ricevuti, tra molti altri …

Un amico ha mandato la seguente scritta/immagine, ricavata da internet:

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Un altro amico ha scritto a noi e ai mass media quanto segue:

Una tristezza infinita. Questo ho provato, e credo di essere in discreta compagnia, all’annuncio della sospensione delle Messe a seguito dell’ordinanza del Ministro della Salute per contenere il diffondersi del Covid 19. / Mi spiace che da parte dei Vescovi non ci sia stata alcuna contestazione, anzi quasi un allineamento a considerare la celebrazione fondamentale della Chiesa cattolica alla stregua di altre iniziative che si svolgono n luogo pubblico come eventi culturali, sportivi e di divertimento. / Sarebbe bastata la decisione di consegnare l’Ostia in mano al comunicando e di sospendere la stretta di mano al momento del segno di Pace. Durante la Messa non ci sono momenti di parossismo o di promiscuità. O tempora, o mores, così amaramente si esprimerebbe Cicerone per rimpiangere le passate virtù e dispiacersi della incertezza attuale. / Quale differenza rispetto al passato! In occasione di pestilenze, catastrofi, carestie si implorava l’aiuto divino con rinnovato spirito di comunità e fraternità, proprio replicando con maggior frequenza Messe e Processioni. Nel 590, aggravandosi a Roma l’epidemia di peste, Papa Gregorio Magno capeggiò una processione di tre giorni vicino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. E nel giugno del 1625, a Palermo, si tenne un’imponente processione pubblica, appoggiata dall’autorità civile, contro lo stesso morbo che decimava la popolazione. Ed in entrambi i casi questo cessò. / Non occorre andare così indietro. Tuttora, nei momenti di perdurante siccità, o al contrario di continui nubifragi, si tengono, anche nei nostri territori, le Rogazioni, alle quali i cittadini partecipano in gran quantità. / Ora, di fronte a questo evento, sicuramente preoccupante, ma assolutamente di minore portata come questo corona virus, la fede, fondamentale pilastro della Religione cristiana, viene sicuramente svilita dalle gerarchie ecclesiastiche.

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Un’altra persona amica ha scritto: «Condivido, da complici seguono pedissequamente lo sconquasso politico».

Tempi ben più di qualità dei presenti! Del resto, i tempi sono il nostro specchio e il frutto del nostro modo di essere nel mondo.

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