In palestra e al mercato sì, ai bar e nelle gelaterie di Zoldo (e presumibilmente ovunque) questa mattina i tavolini erano pieni, i giorni scorsi gli ambulatori medici avevano la calca solita e così pure le farmacie, ma in chiesa no, i vescovi ci hanno proibito di andare, obbedendo come bambinetti cacasotto a delle disposizioni piovute da Roma e da Venezia.
È uno scandalo, è chiaro; questi non sono vescovi seri, dal momento che impediscono ai fedeli quello che solo nel periodo di terrore della Rivoluzione francese e nelle dittature comuniste è stato impedito ai fedeli: andare a Messa. Questi vescovi non hanno rispetto né delle tradizioni locali, né dei fedeli e, di fatto, sono più un pericolo che un aiuto per la Fede; dovrebbero andarsene, e a gambe levate! Come hanno potuto proibire la S. Messa in paesini dove ci sono sì e no 30-50 persone? E, intanto, al bar, negli stessi posti, vanno 300 persone? Che vergogna!
don Floriano Pellegrini
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Commenti ricevuti, tra molti altri …
Un amico ha mandato la seguente scritta/immagine, ricavata da internet:
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Un altro amico ha scritto a noi e ai mass media quanto segue:
Una tristezza infinita. Questo ho provato, e credo di essere in discreta compagnia, all’annuncio della sospensione delle Messe a seguito dell’ordinanza del Ministro della Salute per contenere il diffondersi del Covid 19. / Mi spiace che da parte dei Vescovi non ci sia stata alcuna contestazione, anzi quasi un allineamento a considerare la celebrazione fondamentale della Chiesa cattolica alla stregua di altre iniziative che si svolgono n luogo pubblico come eventi culturali, sportivi e di divertimento. / Sarebbe bastata la decisione di consegnare l’Ostia in mano al comunicando e di sospendere la stretta di mano al momento del segno di Pace. Durante la Messa non ci sono momenti di parossismo o di promiscuità. O tempora, o mores, così amaramente si esprimerebbe Cicerone per rimpiangere le passate virtù e dispiacersi della incertezza attuale. / Quale differenza rispetto al passato! In occasione di pestilenze, catastrofi, carestie si implorava l’aiuto divino con rinnovato spirito di comunità e fraternità, proprio replicando con maggior frequenza Messe e Processioni. Nel 590, aggravandosi a Roma l’epidemia di peste, Papa Gregorio Magno capeggiò una processione di tre giorni vicino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. E nel giugno del 1625, a Palermo, si tenne un’imponente processione pubblica, appoggiata dall’autorità civile, contro lo stesso morbo che decimava la popolazione. Ed in entrambi i casi questo cessò. / Non occorre andare così indietro. Tuttora, nei momenti di perdurante siccità, o al contrario di continui nubifragi, si tengono, anche nei nostri territori, le Rogazioni, alle quali i cittadini partecipano in gran quantità. / Ora, di fronte a questo evento, sicuramente preoccupante, ma assolutamente di minore portata come questo corona virus, la fede, fondamentale pilastro della Religione cristiana, viene sicuramente svilita dalle gerarchie ecclesiastiche.
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Un’altra persona amica ha scritto: «Condivido, da complici seguono pedissequamente lo sconquasso politico».
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