Importanti ricerche sulla chiesa di San Pellegrino

La chiesa del Baliato dai Coi, ossia di San Pellegrino delle Alpi, vista da Costa, sembra attaccata al monte Civetta, che s’innalza maestoso dall’altra parte dell’alta valle di Zoldo. Alamy diffonde in internet, inavvertitamente, la fotografia in maniera capovolta, come appare dalle parole che qui, perciò, risultano storte.

Tra le chiese della Val di Zoldo, quella di San Pellegrino delle Alpi, nel Baliato dai Coi, è una delle più amate dai turisti, sia per la sua posizione singolare, con vista spettacolare sul Pelmo e sul Civetta, sia per la sua equilibrata bellezza, nonostante i gravi furti subiti negli anni, come pure per un senso di pace e di sacralità che riesce a suscitare nelle anime, spesso evidenziato con gioiosa sorpresa da visitatori che si dichiarano lontani dalla Fede e dalla pratica religiosa.

Sorprendente, perciò, in questo caso in negativo, il disinteresse pressoché totale, l’incuria materiale e, persino, una sottile ma tenace forma di avversione sinora dimostrati nei confronti della chiesetta dalla diocesi di Belluno-Feltre. Che, sollecitata più volte al recupero – come minimo – delle opere d’arte asportate, ha fatto orecchie da mercante. Tali opere sono: la Via Crucis ora nella cripta della chiesa parrocchiale di Polpet-Ponte nelle Alpi, la statua della Madonna del Rosario ora nella chiesa parrocchiale di Fusine, e le quattro sedie seicentesche d’un servizio di cinque anch’esse ora a Fusine.

Molte volte ho avuto l’impressione che se, a sollecitare tali recuperi e interessamento, ci fosse stato un altro sacerdote, tutto sarebbe andato avanti con facilità. Più volte nella vita mi sono infatti accorto che la stessa cosa chiesta da me aveva un no secco e infastidito, chiesta da un sacerdote più nelle grazie di quelli della «stanza dei bottoni», otteneva un sì immediato.

In attesa che la diocesi cambi atteggiamento, ho il grande piacere di informare che uno studioso, pur autodidatta, ha fatto alcune entusiasmanti scoperte sul simbolismo templare della cappellina originaria della chiesa. Per il momento abbiamo concordato di non dire altro, demandandolo ad una presentazione pubblica che potrebbe essere la prossima estate. Qualcosa, sul simbolismo della cappellina, si era già capito, ma quanto fatto emergere, con strumenti geometrici alla mano, dallo studioso, è sorprendente!  

don Floriano Pellegrini

La chiesa nel 1938, ancora in uno splendido isolamento, con la vecchia (trecentesca) mulattiera che congiungeva i masi-villaggi di Coi e Col, e i campi d’orzo. Anche il campanile aveva ancora la forma antica. La foto seguente è una copia, in formato cartolina, ma ancora più nitida.
Fotografia del 15 ottobre 2017
Il tetto è parecchio arrugginito

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