MONEGO, L’Hospitale di San Martino di Zoldo nelle rubriche degli Statuti di Belluno del 1392

Un’antica scala in legno

Un lavoro inedito, questo, quantomai apprezzabile. L’autore lo mette a disposizione dei lettori e studiosi, tramite questo blog, che è diventato il portavoce culturale della piccola comunità del Baliato dai Coi ma, non meno, dell’intera Val di Zoldo. Riporta, infatti, studi che riguardano tutta la vallata e, in generale, di buona e in qualche caso ottima qualità (lo dico a onore dei collaboratori che abbiamo la fortuna e il piacere di avere, tra i quali – appunto – il dott. Pietro Monego).

Le foin est emballé en lourdes bottes et transporté dans la vallée (photo Mary Leibundgut, da: Zeit-fragen.CH) 1 di 2
Le foin est emballé en lourdes bottes et transporté dans la vallée (photo Mary Leibundgut, da: Zeit-fragen.CH) 2 di 2 – L’unica differenza che noto tra questo modo svizzero di far fieno e quello di Zoldo, è che noi non usavamo la rete ma solo la corda o meglio ‘l fumaž, sicché il fascio o col dal fén poggiava più sulla testa e meno sulle spalle
Immagine da: Ima-agrar.DE. In Zoldo l’operazione che sta facendo quest0 giovane veniva detta starnì, ossia buttare del fieno scadente e immangiabile (ma asciutto e pulito) sulle lùoghe ossia negli spazi in cui le mucche si sarebbero coricate. Sono stupito che il ragazzo usi una forca, mentre avrebbe dovuto far ciò a braccio, in quanto la forza sarebbe stata un evidente pericolo per le mucche; ma forse aveva fatto ciò solo su richiesta del fotografo
La cottura della polenta e il momento, tanto atteso, in cui il cuoco avrebbe gridato: “La é cota!!”. Tutte cose che, di sicuro, si vivevano anche all’Ospedal di Zoldo

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