TONELLI, 2007, «Ricchezza e consumo: il lusso di una famiglia nobile milanese nei primi anni dell’Ottocento»

Stemma degli Andreani e iscrizione nella chiesa di Corenno Plinio, dedicata a San Tomaso di Canterbury (da: http://www.comoeilsuolago.it/corennoplinio.htm , che può essere visitato anche per altre foto ed un testo)

Questo il titolo, da noi ripreso, di un articolo di Giovanna Tonelli pubblicato su «Mediterranea. Ricerche storiche», a. IV (dicembre 2007), pp. 491-516. Lo proponiamo in PDF al link: TONELLI, Ricchezza e consumo […]

La famiglia presa in considerazione è quella degli Andreani, di cui alla nota 7, dalla quale appare, tra l’altro, che «Originari di Corenno, sul lago di Como, gli Andreani si erano trasferiti a Milano agli inizi del Settecento e, attraverso un’oculata politica di investimenti immobiliari e finanziari, avevano accumulato un patrimonio che aveva garantito loro un’ascesa economica e sociale di prim’ordine, ricostruita da S. Moda […]».

L’articolo inizia così: « “Si vede un lusso nelle livree, carozze, mobili di casa ed anche vestiti, che non s’è mai visto ne’ tempi più quieti, abbondanti e ben regolati”, scriveva l’abate Mantovani osservando la Milano dei primi anni dell’Ottocento. / Copiosa è la storiografia che suffraga questa annotazione. Studi sul rinnovamento urbano e artistico della città in età napoleonica hanno messo bene in evidenza il ruolo avuto da Milano come punto di incontro fra una cospicua domanda pubblica e privata e l’offerta di artisti in loco. Le riflessioni sull’economia del tempo consentono inoltre di comprendere come il capoluogo lombardo fosse in grado di sostenere le spese di un’ingente domanda di beni di pregio: grazie a una favorevole congiuntura economica i proprietari terrieri beneficiarono dell’incremento dei prezzi dei beni agro-alimentari registrato in quel periodo, e il ceto mercantile e finanziario consolidò i propri affari in una Milano divenuta capitale di un regno [= il Regno d’Italia]. »

E più avanti: « Per comprendere che cosa significasse disporre di redditi di questa entità nella Milano napoleonica, è opportuno operare alcuni confronti. Come termine di paragone si è ritenuto di dover fare riferimento all’entità di salari annuali non soggetti a contrattazione, quelli dei dipendenti pubblici. Questi andavano dalle 50.000 lire italiane di un ministro del regno alle 15.000-12.000 dei prefetti, dalle 5-6.000 lire italiane di un capo divisione di un ministero alle 2.000-3.000 di un capo sezione, dalle 1.200-2.200 di un commesso di prima classe alle 900-1.300 di un commesso di seconda classe, dalle 1.000 lire di un usciere alle 3-400 di un portiere. Gian Mario Andreani, tassato per 77.500 lire, poteva dunque contare ogni anno su un reddito pari almeno a quello di cui disponeva un ministro del regno dopo un anno e mezzo di lavoro, un prefetto dopo cinque anni di lavoro, un capo divisione di un ministero dopo oltre dieci anni di lavoro, e un commesso di prima classe dopo una vita di lavoro. »

Stemma degli Andreani in un ex-libris e in una versione diffusa in internet. 

Si vedano anche: Andreani (sec. XIII – sec. XIX)  –  corenno-plinio_dervio  –

Sotto: Immagini delle arche degli Andreani, a Corello Plinio (la terza è un’antica stampa) e immagini del paese, veramente caratteristico.

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