TONON, Tra Cansiglio e Val Lapisina

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«Tra Cansiglio e Val Lapisina: funzionalità storica di una terra di confine», è la tesi di laurea (pp. 78) presentata da Giacomo Tonon, nel [manca l’ indicazione dell’anno!!], all’Università degli Studi di Padova, relatore prof. Guido Rosada.

Queste le CONSIDERAZIONI FINALI (pp. 69-72):

La Val Lapisina e il Cansiglio, dopo quanto si è cercato di mettere in evidenza nelle pagine precedenti, risultano forse ai nostri occhi due realtà più facilmente leggibili. Così possono essere anche più comprensibili le loro caratteristiche ancor oggi ben rimarcate nel contesto dei due comprensori.

Proprio negli ultimi anni del secolo scorso è stata portata a termine lungo la Val Lapisina la stesura dall’autostrada A27, obbrobrio paesaggistico che tuttavia ha rafforzato come non mai la peculiarità principale di questa valle. Come abbiamo potuto vedere infatti la Val Lapisina è stata considerata un vettore di direzionalità e collegamento verso centri settentrionali per il periodo che va dall’altomedioevo sino alla costruzione, verso i primi anni dell’Ottocento, della strada Statale d’Alemagna. Questo nome d’altra parte non fu dato a caso; in quel periodo infatti, gran parte del nord-est italiano era sotto il controllo dell’impero austriaco, e quindi ben si capisce l’utilizzo del riferimento all’Alemagna. Tuttavia non è da escludere che tale odonimo sia un segno della ancor viva tradizione secolare dell’utilizzo [di] questa direttrice per raggiungere la Germania ove venire in contatto con quei partner commerciali testimoniati già nel quattordicesimo secolo. Oggi del resto l’autostrada conduce velocemente a Belluno, ma costituisce anche il primo tratto stradale da percorrere per raggiungere poi l’Austria e la Germania. La A27, come si capisce, ha agevolato e velocizzato molto la comunicazione attraverso una valle che, nonostante questa vocazione al collegamento, non fu sempre così facile da affrontare. È ben risaputo infatti che, in tempi precedenti alla costruzione della stessa A27, chi voleva dirigersi a nord dalla pianura veneto-friulana, incontrava, come primo ostacolo lungo il percorso, la salita di Fadalto, nota per la tortuosità del tracciato stradale e, in tempi recenti, grazie alla larga diffusione dell’automobile, per le code che spesso si formavano in tutti e due i sensi di marcia lungo questo tratto di strada. [1]

Per quanto riguarda il vicino comprensorio del Cansiglio, esiste ancora oggi qualche pastore, residente nei paesi situati sul versante meridionale dell’altopiano, che porta il suo gregge a pascolare e a brucar l’erba nei prati del Pian Cansiglio. Qualcuno da Fregona risale da Sonego per Rui, Drio Vizza, Valle Armada fino a [rag]giungere il monte Pizzoc. Qualcun altro da Montaner invece sale per la Val Salega fino alla Crosetta. Sono gli ultimi superstiti di un lavoro, di un modo di vivere che, non serve dirlo, sta scomparendo, un po’ perché consiste in un’attività faticosa e non molto remunerativa, un po’ per uno sfruttamento dell’altipiano del Cansiglio legato prevalentemente al turismo.

Tuttavia, anche in tempi recenti, l’altopiano conserva ancora un po’ di questa tradizione pastorale e di allevamento che abbiamo visto ben radicata nel corso dei secoli. Sono infatti noti i formaggi prodotti nelle malghe cansigliesi, ottenuti dal latte di bestiame bovino portato al pascolo alto durante l’estate.

Ciò che tuttavia permane, come per la Val Lapisina, è la continuità del tipo di rapporto dell’uomo nei confronti di zone dotate di particolari e caratteristiche risorse naturali. Il Cansiglio infatti, grazie alla presenza di molti pascoli, già in tempi precedenti all’epoca romana, doveva essere inserito all’interno di un circuito di transumanza che partiva da Altino, nei pressi della laguna veneziana, e arrivava sino a Feltre. Nei periodi successivi continuò ad essere sfruttato per le risorse (pascoli e boschi) che offriva, anche se con molta probabilità non ci furono mai degli insediamenti stabili, data l’evidente mancanza di acqua. [2]

Anche oggi il Cansiglio viene sfruttato per ciò che mette a disposizione, rimanendo fedele alla sua caratteristica ingiuntiva di luogo ove ci si reca per stare e per godere delle risorse ivi presenti.

In inverno le poche piste da sci offrono una vicina alternativa ai più distanti comprensori alpini, e gran parte delle persone che sono vissute in paesi limitrofi hanno imparato qui a fare le prime discese sulla neve (io compreso). I pascoli estivi invece sono stati tramutati in più moderni campi da golf, per coloro che nel fine settimana vogliono svagarsi e passare un pomeriggio un po’ fuori dal mondo: perché è così che ci si sente una volta arrivati in Pian Cansiglio, quando si sbuca dal fitto bosco e ci si ritrova davanti a un paesaggio custodito ancora dalla natura.

NOTE

[1] Il fatto che si formassero code è un’ulteriore riprova di un denso utilizzo di questa direttrice anche in tempi moderni.

[2] Solo i cosiddetti “Cimbri” che non a caso giungevano da un altro altopiano, quello di Asiago, si insediarono stabilmente nell’altopiano agli inizi del XIX secolo e, cosa strana, la loro attività principale non fu la pastorizia bensì la fabbricazione di scatole di latta. Vedi De Nale 1976.

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