DE CARLO, Breve storia dell’Ordine del Toson d’Oro e il principe Giovanni Ferdinando di Porcia e Brugnera (1605-1665)

Del prof. Nerio De Carlo

Da: https://neriodecarlo.wordpress.com/s-t-o-r-i-a/ – Testo scritto in occasione delle nozze di Guecello di Porcia e Brugnera con Valeria Pedroni, il 21 giugno 2003.

Dopo le battaglie contro i Turchi di fine 1400, l’utopia di far convergere tutti i principi d’Europa in un unico Ordine, tramontò definitivamente. Filippo il Buono, duca di Borgogna dal 1414 al 1467, progettava una grande crociata, intesa a contrastare la pressione turca. A tale scopo egli, dopo aver rifiutato l’attribuzione dell’Ordine della Giarrettiera offertagli da Enrico VI, decise di fondare un nuovo Ordine cavalleresco, che sottolineasse la propria indipendenza e lo sostenesse nella realizzazione dei primi piani.

Il 1° gennaio 1430, Filippo il Buono sposò a Bruges Isabella del Portogallo. In tale occasione egli ufficializzò anche la fondazione dell’Ordine del Toson d’Oro, il quale aveva per finalità dichiarate la gloria di Dio e la difesa della religione cristiana. Il pontefice Eugenio IV espresse la propria approvazione con un Breve del 1443 e i Padri del concilio di Trento aggiunsero, ovviamente, la loro benedizione.

Lo Statuto dell’Ordine, redatto in lingua borgognona, fu promulgato il 22 settembre 1431 a Lilla, in occasione del primo Capitolo solenne. In quella data furono investiti i primi ventiquattro cavalieri. I sessantasei articoli statutari prevedevano, tra l’altro, che i cavalieri del Toson d’Oro fossero 31. Carlo V portò il numero a 51 e, poi, Filippo IV lo aumentò a 61.

I cavalieri, nobili per nascita o per meriti particolari, si impegnavano a demandare al Capitolo dell’Ordine ogni controversia sorta tra loro, preoccupandosi soprattutto che prevalessero la tranquillità e la prosperità del bene comune. L’Ordine del Toson d’Oro fu ammesso al Gran Consiglio Sovrano e invitato a controfirmare la Prammatica Sanzione del 1549. I cavalieri avevano il privilegio di stare a capo coperto a cospetto del re e di possedere una particolare pietra d’altare per farvi celebrare la Messa. I massimi dignitari dell’Ordine erano: il cancelliere, il tesoriere, il giudice e il re dell’armata. Quest’ultimo era anche denominato Toson d’Oro e indossava, durante le cerimonie, un prezioso collare d’ oro smaltato, chiamato forca oppure gogna. Il monile comprendeva gli stemmi di tutti i cavalieri viventi nel corrispondente periodo di tempo. Al collare era appesa l’immagine di un vello di pecora, che doveva essere penzolante e traballante. Ogni collare assegnato portava incisa una cifra, che consentiva di conoscere il numero dei cavalieri insigniti in precedenza. In caso di morte del titolare, tutto doveva essere restituito al tesoriere, entro tre mesi. Il collare recava anche la scritta: «Pretium non vile laborum», «Grande ricompensa per l’impegno profuso» e «non aliud», a significare che un principe insignito del Toson d’ Oro non aveva più motivo di aspirare ad altri riconoscimenti e onori.

L’origine del vello ovino è controversa. La leggenda accenna all’ ispirazione esercitata dalla bionda e folta capigliatura di Maria van Crombugghe, una delle donne più belle e ambite dell’epoca in Europa. Un altro modello potrebbe essere stato probabilmente il mito di Giasone e degli Astronauti alla ricerca del vello d’oro. In entrambi i casi, il simbolo fu oggetto di critiche. Maria van Crombugghe era una delle 24 favorite più note e non sembrava il caso di proporla come modello di virtù. Giasone, invece, era un eroe pagano, noto per comportamenti non edificanti. Egli non aveva, infatti, mantenuto la promessa di matrimonio fatta a Medea, cosa indegna per un modello cavalleresco. Fu dunque proposto di sostituire Giasone con Gedeone. Questo fu un eroe biblico, il quale non aveva esitato a ringraziare Dio per i miracoli ottenuti, offrendo sacrifici di ovini. Il richiamo al vello di pecora non sarebbe sembrato, pertanto, fuori luogo.

La festa dell’Ordine ricorre ogni anno il 30 novembre, giorno di S. Andrea [Apostolo]. La lingua ufficiale è il francese.

L’Ordine del Toson d’Oro non ebbe mai carattere territoriale. La sua sovranità non si trasmise, per esempio, alla Stato di Borgogna, bensì alla Casa di Borgogna. Quando Carlo V rinunciò, nel 1529, a ridiventare duca di Borgogna e cedette la carica stessa a Francesco I, quest’ultimo rimase estraneo all’Ordine. Il re di Francia consentì a Carlo V di conservare il titolo onorifico di duca di Borgogna, affinché egli mantenesse la sovranità dell’ Ordine fino al 1555, anno della sua definitiva rinuncia al titolo medesimo.

Il 30 aprile 1478 la sovranità dell’Ordine del Toson d’Oro fu assunta dall’ottantesimo cavaliere, l’Arciduca Massimiliano d’Austria, futuro Imperatore. La Casa d’Asburgo nominò tra il XV e il XVIII secolo 538 cavalieri. Dal 1° dicembre 1963 il Gran Magistero è affidato all’Arciduca Otto d’Asburgo, figlio dell’ultimo imperatore, Carlo I. L’Ordine del Toson d’Oro conta attualmente 50 cavalieri.

Al 445.mo posto dell’annuario dell’Ordine figura Giovanni Ferdinando conte di Porcia, insignito nel 1657 durante il magistero di Filippo IV, re di Spagna e sesto sovrano del Toson d’Oro della Casa d’Asburgo.

Giovanni Ferdinando di Porcia, nato a Venezia probabilmente nel 1605, ambasciatore di Ferdinando III presso la Repubblica Veneta, conte di Mitterburg e Brugnera, signore di Senosetsch e Prem, maggiordomo di Corte della contea principesca di Gorizia, consigliere segreto dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo e primo ministro, governatore della Carinzia, fu elevato al rango principesco del Sacro Romano Impero il 30 aprile 1662. Nel castello Porcia di Spittal (Carinzia) ebbero luogo molti importanti eventi musicali, che rispecchiarono l’interesse del principe Giovanni Ferdinando per la musica, le lettere e le arti fino alla sua morte, avvenuta nel 1665.

Radetzky con varie onorificenze, al centro delle quali quella del Toson d’Oro.

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