de MATTEI, Il vero cristianesimo e i gravi errori della Bergoglio-teologia

La finestrella della sagrestia della chiesa di Coi

Del prof. Roberto de Mattei

Da: https://www.corrispondenzaromana.it/la-posta-in-gioco-dopo-le-elezioni-del-26-maggio/

San Tommaso d’Aquino, nella Somma teologica (questione 26, parte II-II), spiega che l’amore per il prossimo non è un sentimento generico e indiscriminato, ma conosce una precisa gradazione, che definisce come l’«ordine della carità».

L’amore deve progressivamente estendersi dai più vicini ai più lontani. Dio deve essere amato più del prossimo (a. 2) e più di noi stessi (a. 3). L’uomo deve amare se stesso più del prossimo (a. 4) e, tra i prossimi, alcuni sono da amarsi più di altri (a. 6). I più vicini sono coloro da cui abbiamo ricevuto la vita e coloro a cui l’abbiamo trasmessa: i nostri genitori e i nostri figli. È da loro che deve iniziare l’amore per il prossimo.

Non avrebbe senso, ad esempio, cacciare di casa e mettere sulla strada i nostri genitori per introdurre nella loro camera una coppia di immigrati. Inoltre, l’amore che dobbiamo al nostro prossimo è soprattutto di natura spirituale. Ciò che dobbiamo desiderare più di ogni altra cosa è la salvezza delle anime di coloro che amiamo. E amare significa desiderare la loro salvezza.

Nel caso degli immigrati ciò consiste nel desiderare la loro conversione alla vera Fede. Ma nessuna pastorale di evangelizzazione nei confronti degli immigrati è oggi in atto in Italia o in Europa. Il multiculturalismo viene presentato come un valore più alto dell’identità monoculturale cristiana.

Il dogma dell’accoglienza viene proclamato, inoltre, da una società che toglie la vita agli esseri umani innocenti, bambini non nati ed anziani, i primi condannati a morte dall’aborto, i secondi dall’eutanasia, senza una reale opposizione a questi crimini da parte degli uomini di Chiesa.

In realtà, chi si scandalizza per un crocefisso esposto nelle scuole o per un rosario baciato da un leader politico, non solo vuole estirpare ogni espressione pubblica di cristianesimo, ma pretende anche di spegnere la luce della legge divina e naturale che sopravvive nelle nostre coscienze, imponendoci di difendere la vita umana innocente.

E chi ha ancora una coscienza cristiana non può che reclamare la presenza viva del Crocifisso, non solo nella vita privata, ma anche nella vita pubblica e nell’identità collettiva delle nazioni europee.

Chiediamo perciò ai partiti che in Italia, in Ungheria, in Francia e in tanti altri Paesi hanno vinto le elezioni, sconfiggendo l’immigrazionismo, di non limitarsi a un generico e superficiale richiamo alle radici cristiane, ma di esprimere concretamente questa identità nelle istituzioni e nelle leggi d’Europa, a cominciare da una difesa della vita e della famiglia senza compromessi.

Ciò alzerà forse il livello dello scontro, ma oggi si combatte per la vita o per la morte della nostra civiltà. Questa battaglia, prima che nei parlamenti, si conduce nella cultura e nella mentalità, ma i risultati elettorali hanno anche la funzione di rivelare le tendenze profonde dell’opinione pubblica.

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