DON FLORIANO, La morte dell’on. Fabio Calzavara

Pur avendo dei grandi meriti, Fabio Calzavara aveva conservato, per sé e nei rapporti con gli altri, il senso della verità delle cose, misura e onestà. Forte nelle proposte e nelle iniziative, era però generoso con i collaboratori; veritiero, non perciò aveva smesso di essere gentile. Ci siamo scritti molto negli ultimi anni. Cercava ciò che è Supremo e nello spirito russo aveva trovato l’eco della sua infanzia, del cristianesimo autentico, una casa nuova per l’anima. Aveva intuito quello che l’Occidente, cocciuto e orgogliosamente chiuso nel suo materialismo, non sa vedere: che l’Occidente sarà salvato dall’Oriente. Ripeteva che Venezia potrebbe diventare, come fu per secoli, ponte culturale e spirituale tra i due mondi culturali, oggi come oggi così distanti. Soffriva per le arbitrarie iniziative che il card. Bergoglio, divenuto papa (almeno così dal punto di vista giuridico), porta avanti; solo nove giorni fa mi scriveva: «Confido che Papa Benedetto XVI abbia con l’aiuto di Dio forza, salute e coraggio di intervenire in qualche modo»; è quello che pensiamo in molti, ma siamo un piccolo Davide davanti a un gigantesco Golia.

Se e quando sarà possibile, pregheremo per lui in una S. Messa. Come suoi amici, estimatori o, anche solo, suoi compagni nel viaggio della vita.

Don Floriano Pellegrini

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