DON FLORIANO, Il Baliato piange la morte della N.D. Maria Francesca Tiepolo

La sensazione di mestizia che provo in questo momento è attraversata, nell’anima, da un raggio di luce, che mi riporta, pur senza togliere il dolore della perdita e per certi aspetti accrescendolo all’infinito, ad una verità nella quale quel raggio di luce tenta di tenermi saldo: «Certe persone in qualche modo non muoiono mai, altre in qualche modo non sono mai vissute». Tra le prime vi è, evidentemente, l’amata N.D. Maria Francesca Tiepolo, coetanea di mamma Antonia.

La mia conoscenza di lei era dipesa dalla bontà dell’amabile e amata dott.ssa Michelle Campagnolo Bouvier, il cui ricordo in me è più che un ricordo: è una traccia viva di momenti di vita piena. Soprattutto negli incontri all’isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia, quando, per sua esclusiva bontà, la Campagnolo Bouvier mi introdusse in un mondo tutto particolare. Ero il piccolo prete tra quegli uomini di alta cultura, un piccolo prete che aveva però un suo spazio preciso, per quanto alla Società Europea di Cultura appartenessero anche uomini come il card. Paul Poupard. La mia presenza e la mia competenza nulla potevano reggere al loro confronto; ma molti di essi, vedendomi nel bell’abito scuro tradizionale dei sacerdoti (la talare) quale allora indossavo, con umiltà e dignità, mi onoravano di una parola e chiedevano qualcosa di semplice e grande: una preghiera, per sé e per i propri cari. Mai avrei potuto immaginare che uomini ritenuti lontani da Dio e dalla Fede, al di là del cliché che i mass media ci davano di essi fossero pure, se sinceri e retti in coscienza (come alla fin fine tutti erano), uomini e donne alla ricerca di un punto trascendente, di un volto trascendente: di Dio.

Fu così che incontrai la N.D. Maria Francesca Tiepolo e il N.H. Paolo Renier. Nell’archivio familiare sono conservate le carte della nostra corrispondenza, durata anni, dalle quali traspare, e trasparirà, un che di familiare, di amabile, di squisitamente valido e semplice ad un tempo. La vera nobiltà, infatti, è come l’aria d’alta montagna: è pulita, accogliente; è un sapersi fare casa e fecondità; è uno spazio umano, culturale e spirituale, dal quale si esce (ma in realtà non se ne esce) sempre migliorati, perché in quello spazio d’anime non esiste più – in definitiva – la legge commerciale e materiale del dare e del ricevere ma quella sublime e divina del condividere. Purtroppo, chi non ha questa nobiltà d’anime, per quanto sia arricchito di beni materiali e di cultura, oltreché di prepotenza e arroganza, in quello spazio non entrerà mai!

Ora la N.D. Maria Francesca Tiepolo, come già la dott.ssa Michelle Campagnolo Bouvier, come il N.H. Paolo Renier, come molti altri conosciuti in quegli anni speciali e dalla traccia indelebile nella mia anima, nella mia vita, ha chiuso i suoi occhi alla luce, ai multiformi e allegri colori della luce del sole, per aprirli sugli occhi immateriali del Creatore, sfavillanti di bellezza increata. Mi inchino, ancora una volta, davanti alla sua persona, schiva e pur determinata, forte e amabile, materna e signorile. L’anima piange, l’anima prega: questo, nel loro spirito ormai indiato, essa ed essi continuano a chiedermi.

Riporto, frattanto, il:

Comunicato della Deputazione di Storia Patria per le Venezie

È scomparsa il 13 marzo Maria Francesca Tiepolo, all’età di quasi 95 anni [era nata nel 1925].

La nota storica veneziana discendeva da una grande casata veneziana, ma la sua vera famiglia è stata, dal punto di vista professionale e anche umano, quella dell’Archivio di Stato, ai Frari.

Laureatasi nei primi anni Cinquanta a Padova, con Roberto Cessi – uno storico che amava svisceratamente Venezia e gli archivi, e che fu a sua volta a lungo archivista ai Frari sin quando passò all’Università – Maria Francesca Tiepolo è stata un’eccellente archivista e una storica valente.

Ha trascorso tutta la sua vita di lavoro nella sede dell’antico convento, dal 1954 in poi.

Diresse l’Archivio di Stato dal 1977 al 1990, accompagnando un momento molto importante di assestamento dell’istituto.

Gli archivi, sino ad allora dipendenti dal Ministero dell’interno, erano da poco passati al neonato Ministero per i beni culturali: oltre che conservare e ordinare le carte – la missione fondamentale degli archivisti – si trattava anche di valorizzare una risorsa immensa e di divulgarla.

E la dr.ssa Tiepolo lo fece benissimo, non solo con le tante conferenze, lezioni, attività d’insegnamento in archivio e fuori: molte mostre organizzate sotto la sua direzione hanno accompagnato il profondo rinnovamento della storiografia veneta che si sviluppava in quegli anni, con una forte attenzione non solo a Venezia città e alla laguna, ma anche ai «Boschi della Serenissima», alla cartografia storica, alla sanità pubblica e alle sue istituzioni.

La Terraferma le era dunque ben presente, anche se la osservava dalla capitale; e durante la sua direzione dell’Archivio furono portati a termine importanti scambi e restituzioni di documenti, con gli archivi di Treviso e Verona ad esempio.

La memoria di Maria Francesca Tiepolo è affidata, oltre che al ricordo e alla gratitudine degli storici italiani e stranieri che hanno frequentato l’Archivio, e dei suoi colleghi dell’Istituto veneto e della Deputazione di storia patria, alla magnifica «Guida» dell’archivio che pubblicò nel 1994.

[Mi sia consentita una breve nota: va bene, certo, quanto è stato scritto; ma era proprio il minimo, il minimissimo che si poteva dire!]

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