DON FLORIANO, Il cardinale Parolin è venuto a Belluno a fare una figuraccia

Il Parolin a Belluno, al Teatro comunale, tra il sindaco cittadino e il vescovo diocesano

Sabato 2 novembre era a Belluno il cardinale Pietro Parolin, numero due della Chiesa cattolica, in quanto segretario di Stato della Santa Sede (questo il titolo ufficiale, discutibilissimo, del suo incarico). È legittimo immaginare che, essendo un vescovo, sentisse nel cuore il desiderio di incontrare, oltreché il suo confratello, i preti e i laici di qui, per parlare con noi di Gesù Cristo, del vangelo, della Fede, della Chiesa, delle vocazioni, della vita consacrata e delle missioni, dei sacramenti. Niente di tutto questo! I preti? Quando mai sono stati invitati? Gli argomenti religiosi? Ma scherziamo? Non era mica venuto a Belluno per parlare di cose religiose. No, no, per l’amor di Dio, che non si disturbi qualche ateo o infastidisca qualche mussulmano, che non si faccia del proselitismo! Stando alle precise parole del settimanale diocesano, Parolin «ha dettato un’intensa riflessione sulla tempesta Vaia di un anno fa, dando risalto al legame che papa Francesco individua tra crisi ecologica e crisi sociale». Niente a che dire, ma sono argomenti politici e non religiosi. Orbene: il rappresentante, sia pur in seconda, della Chiesa cattolica mondiale viene a Belluno a fare il politico?

In verità Gesù Cristo la pensava in maniera molto diversa; disse e ripeté fino alla morte: «Il mio regno non è di questo mondo». Dunque neanche la Santa Sede dovrebbe cercare di costruirsi un regno in questo mondo; né il papa né il suo primo collaboratore hanno il minimo diritto di trasformare la sede del vescovo di Roma (la Santa Sede o Vaticano, che dir si voglia) in una organizzazione politica, sia pure a fini umanitari, o in una specie di dependance dell’ONU. Se non sono d’accordo con Gesù Cristo, si dimettano o cambino mestiere, ché non è per questo che Cristo volle avere degli apostoli. Ed essi, a loro volta, istituirono vescovi, preti, diaconi, missionari, non politici! Preghiamo, pertanto, per la conversione del cardinale Parolin e di chi, come lui, ci allontana dalla Fede nel regno di Dio professata dal primo Credente, l’uomo Gesù, Figlio dello stesso Dio Padre, incarnato, morto e risorto per insegnarci questa Fede e non altre cose.

don Floriano Pellegrini

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