DON FLORIANO, In balia delle forze cieche e violente di un tornado, II

Assi staccate dal del tabià degli eredi di Giovanni Rizzardini Duanùž (soprannominato il Nane Tàgia) e fatte volare a decine di metri di distanza. Per le lamiere di questo tabià, si vedano anche alcune altre fotografie, qui di seguito.

Carrellata di fotografie della possente e impressionante colata di ghiaia e sassi che, scendendo dalle casere, ha completamente inondato e occupato la strada verso il bivio de La Crépa e le strade verso la piazza, da una parte, e la chiesa e Col (dove è stato spezzato e buttato a terra il cartello dell’hotel «La Caminatha») dall’altra.

Uno dei numerosi abeti spezzati, questo nelle pertinenze di casa Peddio; esemplarmente tagliato e rimosso già il giorno dopo. Gli abeti sono sempre a rischio, in caso di vento forte, soprattutto se di alto fusto, perché hanno radici poco profonde, a differenza di quelle dei larici e, ancor meglio, dei frassini.

Immagine impressionante di un susino piegato per circa 45 gradi e quasi divelto da terra.

Nelle ultime fotografie, i primi momenti del ritorno al sereno ed il passaggio di un elicottero, che per noi è stato come la colomba di Noè, alla fine del diluvio. Un momento di cielo sereno a est, verso il Pelmo e il villaggio di Costa, ma anche il Cristo sembra guardare attonito e pensieroso a quanto successo.

***