DON FLORIANO, La commemorazione di Norma Cossetto in Val di Zoldo

Al pomeriggio di ieri, lunedì 5 ottobre, osservando le brevi, passeggere schiarite del cielo, ci si andava illudendo di poter commemorare con un raggio di sole la martire istriana Norma Cossetto, vittima del ben noto terrorismo anti-italiano dei partigiani di Tito. Ma non c’è stato nulla da fare: poco prima delle 18, ora d’inizio della cerimonia in sua memoria, semplice ma significativa, è cominciato a piovere. Le lastre in marmo della conca ad anfiteatro allungato, ricavata e quasi scavata nei pressi della chiesa di San Carlo Borromeo, a Pècol, nota stazione sciistica dell’alta Val di Zoldo, si facevano pericolosamente e spiacevolmente lucide. Nel contempo, evidenziavano però che la locazione scelta, con quel lieve scendere nella terra delle sua gradinate marmoree, risultava quanto mai adatta, certo ben oltre le previsioni, alla cerimonia che stava per iniziare, a ricordo di una ragazza di 23 anni gettata ancora viva in una foiba.

Prevedevamo la partecipazione al massimo d’una decina di persone, mentre, alla spicciolata, ne sono giunte quasi una ventina. Tra gli altri, l’ex sindaco di Zoldo Alto, sig. Roberto Molin Pradel, il presidente provinciale del comitato «10 Febbraio», dott. Roberto Dal Pan, il vice presidente provinciale dell’associazione nazionale «Venezia Giulia e Dalmazia», sig. Siro Maracchi, i carabinieri della stazione di Val di Zoldo e altre persone sensibili. Il sindaco di Val di Zoldo, invece, ha voluto mostrare ancora una volta la sua scarsa sensibilità per iniziative di carattere patriottico che non si prestino alla sua visione ideologica; come se, per lui, le vittime dei partigiani non meritassero il ricordo pubblico che viene fatto in tutt’Italia, lì dove qualcuno semplicemente si dà un po’ d’attorno per organizzarlo. Nel caso della Val di Zoldo, il merito preminente della riuscita va al consigliere comunale di minoranza, già ex sindaco, sig. Max Enrico Cordella, che, tra l’altro, proprio ieri festeggiava il suo 44.mo compleanno (ancora auguri).

Ha introdotto la cerimonia proprio il coordinatore Cordella. Hanno quindi preso la parola Dal Pan e Maracchi, che hanno illustrato il significato generale e specifico della cerimonia, anche con ricordi personali. Si è convenuto, da parte dei presenti, sull’opportunità di dedicare questo spazio d’incontro pubblico proprio e Norma Cossetto e, allo scopo, verrà fatta esplicita proposta/richiesta al Comune di Val di Zoldo.

È seguito un breve momento di preghiera, in suffragio, e la benedizione della rosa, con al gambo un fiocco con i colori della bandiera; a quel punto, Max Cordella l’ha posata, a nome di tutti, su una sedia ai piedi, quasi abbracciata, di una grande bandiera tricolore; ed è stato l’abbraccio, insieme con la rosa, che la Val di Zoldo e noi presenti offrivamo alla sorella Norma!

Quindi un momento, solenne, di silenzio condiviso, mentre tutti noi provavamo uno strazio al cuore nell’osservare quella sedia vuota, con una semplice rosa al posto d’un corpo, d’una vita. E nel pensare, ad un tempo, alla vittima, alle molte vittime, alle infinite case abbandonate, alle molte sedie e tavole di casa lasciate deserte dagli Italiani, per una tragica violenza che li rendeva profughi, e che il sig. Maracchi e i suoi familiari vissero sulla propria pelle. Nel silenzio pensoso, ci convincevamo della necessità e del dovere di lavorare per superare, e per quanto possibile rimediare e lenire, il male gravissimo allora compiuto per motivi inumani. E pensare che, per oltre cinquant’anni alcuni partiti e politici italiani, legati da compromessi internazionali, avevano imposto il silenzio alle vittime e sulle vittime; ma noi quel silenzio vogliamo spezzarlo, insieme, increduli e anche indignati che fino a pochi anni fa non si sia data voce al grido delle vittime, avvolgendo con ulteriore e criminale silenzio, anche nelle scuole dello Stato, ingiustizie evidenti e carneficine di cui nessuno poteva parlare!

Ci siamo dati appuntamento per il febbraio 2021, per una celebrazione simile (forse a Coi, come nel febbraio 2020), e, poi, per l’ottobre 2021, quasi sicuramente ancora al piccolo anfiteatro di Pecol, sempre nel nome di Norma.

C’è stata una sola nota stonata, nel completo e toccante successo dell’iniziativa: le parole improprie di una donna, tra l’altro vecchiotta e dalla quale, quindi, ci saremmo aspettati una testimonianza di ben maggiore rispetto e saggezza. Presenti i carabinieri, dice e ribadisce più volte: «Mio marito è comunista e non sono per nulla d’accordo che si ricordi in Zoldo questa… , ma chi è questa?», di cui non sapeva assolutamente niente. Finché, trovandosi isolata, calma il bollore della sua pentola ideologica, capisce di doverla smettere di infastidire i presenti e resta alla cerimonia. Un uomo gentilmente l’ha invitata sotto l’ombrello, dicendole di non star lì a predicare alla pioggia… Non servono commenti, Norma: tu hai vinto e vincerai! Presente!  

Roberto Dal Pan, don Floriano Pellegrini, Siro Maracchi, Max Enrico Cordella

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Una risposta a “DON FLORIANO, La commemorazione di Norma Cossetto in Val di Zoldo”

  1. Grazie, Don Floriano. Non poteva descrivere meglio la commemorazione di Norma Cossetto, già toccante solo nella lettura.

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