DON FLORIANO, La provincia di Belluno dovrebbe essere sciolta

Da anni dico e, infischiandomene di ogni critica, ripeto ogni volta che me ne sia offerta l’occasione, che la provincia di Belluno non ha alcun fondamento: né di unità geografica, né di unità storica, né di unità demografica, antropologica e di risorse produttive. Essa sopravvive a se stessa, solo perché nessuno ha ancora avuto il coraggio di scioglierla; ma sopravvive da agonizzante. Incontro continuamente persone dell’Agordino, di Feltre, del Cadore, ma anche della stessa val Belluna che mi dicono di non essere mai state in val di Zoldo e alcuni non sanno neppure dove sia. Così succede per ogni vallata e, allora, come possiamo dire che siamo un’unica comunità provinciale? Ognuno vive per conto suo. Adesso, poi, per colmo di fantasia, Zoldo e Zoppè di Cadore in ambito ecclesiastico sono stati messi assieme all’Alpago, giusto quello che non sarebbe mai da fare e i vecchi chiamavano «’n žócol e ‘n žavàt», «mettere insieme uno zoccolo e una ciabatta».

Che soluzioni nuove ci potrebbero mai venire da amministratori che, lo scorso anno a quest’ora, tentavano persino, con sfacciata spudoratezza istituzionale, di impedire il passaggio di Sappada al Friuli e continuano a sabotare gli altri referendum secessionisti? Ci risparmino, perciò, la sceneggiata di voler far vedere che cercano tali soluzioni; soluzioni sempre cercate, poi, mai attuate. Non è da escludere, del resto, che molti di essi stessi si rendano conto, ma non possono dirlo, che l’unica soluzione valida sarebbe lo scioglimento della provincia e che ogni comune abbia finalmente la possibilità di andare con la provincia confinante nella quale meglio si riconosce. Ma prima o poi dovrà succedere; non c’è alternativa.

Don Floriano Pellegrini

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