DON FLORIANO, L’ANPI o fa cultura o fa politica di parte

Anche per l’ANPI è arrivato il momento della resa dei conti: o fa cultura o fa politica. Ha estremo bisogno di trovare una sua collocazione, che ne giustifichi l’esistenza, perché molti, tra cui io, non riusciamo proprio a capire come possa essere legalmente permessa un’associazione del genere. È un istituto culturale o un movimento politico, più che altro di supporto dei neo-comunisti e gente simile? Deve scegliere il suo spazio: o di qua o di là.

Ieri l’altro, Vera Mantengoli ha scritto, su un quotidiano locale, che a Mestre hanno fatto la loro comparsa pubblica gli anpi-incavolati. Dice che sventolavano striscioni contro la regione del Veneto e i fascismi eternamente risorgenti, come la mitica Fenice; viene persino il dubbio che abbiano bisogno esistano dei fascismi risorgenti, per giustificare la loro esistenza. Per bocca di certi loro portavoce, gli ANPI hanno assicurato solennemente, in faccia urbi et orbi, che le loro ricerche storiche sono serie e hanno promesso che, quando necessario, non avranno difficoltà ad ammettere e chiamare per nome le porcate fatte dai partigiani italiani di cui si profilano continuatori ideali. Hanno garantito che saranno i primi a riconoscere le foibe come realtà di cui vergognarsi, lasciando sottintendere che non sanno spiegarsi come mai hanno impedito, fin che hanno potuto, che se ne parlasse. 

Ma come credere che l’ANPI faccia cultura? È vero che si occupa di cultura, ma spesso e volentieri per manipolarla in maniera pesantemente ideologica. Parlo per esperienza personale: tutte le volte che mi sono passati sott’occhio documenti, relativi all’attività dei partigiani, contrari ai partiti di sinistra, i simpatizzanti o aderenti dell’ANPI li hanno snobbati. Sulle foibe, poi, hanno volutamente fatto cadere un vergognoso silenzio e, così pure, su certi assassinii e fatti avvenuti nei nostri paesi. Non è far cultura intimidire le persone, insinuare che potrebbero avere conseguenze spiacevoli se pubblicassero documenti e facessero nomi. È questo il modo di “far cultura” che l’ANPI vuol vedersi legittimato a portare avanti? Perciò, come ho detto, la società civile ha il diritto di chiedere ragione all’ANPI della sua attività e, se trova che non è corretta, ha diritto di punirla, eventualmente anche di scioglierla.

don Floriano Pellegrini

Ma perché gli iscritti all’ANPI non appoggiano la ricostituzione della Serenissima? Sono, oltreché “rossi”, nazionalisti italiani?

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