DON FLORIANO, Le mele di Col del Baliato e di Col Cerver (o Colcerver)

Alla fine di ottobre sono state raccolte le mele di Col del Baliato, ossia del villaggio di Col che unito a quello di Coi forma il Baliato (piccola comunità diretta da un bàilo o rettore, meglio: reggitore) dai Coi.

Col è un po’ più basso di Coi, ossia a circa (sui pendii come si fa a stabilire l’altitudine?) 1460 metri d’altitudine, mentre Coi ufficialmente è a 1494. È vero che il maso De Zanet di Col è sorto in contemporanea con quello del Casale De Pellegrin di Coi, probabilmente nella prima metà del XIV secolo, poiché entrambi i fondatori provenivano dal maso di Levazono, come ricordato tante volte; ma Col era nella posizione migliore, rivolta maggiormente a sud e, quindi, a Col potevano essere coltivate delle piante da frutta che a Coi avevano maggiore difficoltà di sviluppo.

I meli però crescevano anche a Coi, come ha testimoniato il sig. Eugenio Piva, nell’orto delle Vésche, ossia di Maria e Domenica Pellegrini Vésco, che sarebbero state le ultime ad abitare stabilmente lì dove era sorto il casale e, quindi, il villaggio. Importante la sua testimonianza, perché tali piante vennero poi estirpate, per i soliti motivi di ammodernamento che, in realtà, è stato una barbarica (sia pur inconsapevole) distruzione della prassi agricola secolare, nel caso concreto durata un qualcosa oltre i sei secoli, il che non è affatto poco.

Le fotografie ci mostrano che le mele di Col a fine ottobre erano ancora parzialmente immature o, almeno, con il loro aspetto davano quell’impressione. Le abbiamo comunque raccolte, e ben volentieri, non come tanti che le lasciano cadere a terra a marcire; e secondo noi è un atto riprovevole. Le mele sono state portate in una stanza che fa da semi-cantina, nella quale filtra la luce del sole, pur senza essere esposte direttamente al sole. Altre, e man mano che venivano consumate le prime, erano poste sulla mensola della nappa della stufa. È chiaro che non si mangiano crude, ma dopo aver tolto la buccia e averle sminuzzate e cotte o tagliate a fettine, per farne (dopo una prima cottura a parte) delle torte; non val la pena fare gli sparagnini nell’uso dello zucchero. Il risultato finale sono dei decotti o delle torte ottimi!

Già soffro al pensiero che ormai le scorte volgano al termine e alla sera, prima di andare a letto, non mi sarà più possibile gustare quelle pappette dal gusto un po’ asprino, un po’ dolcino, che ti fanno star bene per tutta la notte e ci si sveglia rilassati e in piena forma!

Quest’anno abbiamo avuto pure la fortuna di conoscere la qualità delle mele di Colcerver o, come sarebbe più giusto dire Col Cerver (Colle dei Cervi), località che è un villaggio ora con solo due abitanti, a 1210 metri di altitudine. Faceva parte del Comune di Forno di Zoldo, ma – come si legge su Wikipedia, preciso anche su questo punto – Col Cerver fa parte della Regola agro-silvo-pastorale di Gòima, i cui restanti villaggi però erano stati assegnati al Comune di Zoldo Alto.

All’aspetto, le mele di Colcerver sono più gradevoli, ma poi, andando al gusto, siamo lì. In entrambi i casi è pressoché d’obbligo, e comunque ottimale, mangiarle dopo una cottura e la preparazione che si ritenga più piacevole e adatta alle esigenze proprie o dei familiari o amici che si desiderino invitare a tavola. Nel caso di torte di mele, personalmente sono sempre dell’idea che non guasti accompagnarle con un bicchiere di latte, fresco (ma non freddo), intiepidito o caldo. Trovo di poco buon gusto assaporare una torta di mele, soprattutto nostrane, con prodotti quali aranciata, Coca e bevande simili, magari in contenitori di plastica anziché di vetro o, se mai, di terracotta; un bicchiere d’acqua rischia di mettere troppo in evidenza il gusto della pasta e del suo essere più o meno ben cotta; no, un bicchiere di latte è da preferire. E, poi, viene quella lieve sonnolenza che chiede di lasciarsi andare ed è il migliore avvio di una buona nottata. Tanto più se si ha una certa età o, indosso, il carico della stanchezza lavorativa della giornata. Ah, benedette mele di Zoldo!

Unisco, per chi volesse giovarsene, un articolo di Giorgia Di Sabatino, del 20 settembre 2018, intitolato: «La torta di mele perfetta si fa così! », tratto dal link: https://www.lacucinaitaliana.it/tutorial/i-consigli/la-torta-di-mele-perfetta-si-fa-cosi/ :

Le mele di Col del Baliato
Le mele di Colcerver
Torta di mele 1
Torta di mele 2

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