DON FLORIANO, Pensando a mamma Antonia

Aveva imparato a cantare i salmi in latino e uno di essi, ai Vesperi della domenica, è il salmo 111. Lo recitiamo e, con quanti sanno farlo, lo cantiamo anche noi, oggi come allora. Spiritualmente insieme:

     Beatus vir, qui timet Dominum * in mandatis ejus volet nimis.

     Potens in terra erit semen ejus: * generatio rectorum benedicetur.

     Gloria et divitiae in domo ejus: * et justitia ejus manet in saeculum saeculi.

     Exortum est in tenebris lumen rectis: * misericors et misereatur et justus.

     Jucundus homo qui miseretur et commodat, disponet sermones suos in judicio : * quia in aeternum non commovebitur.

     In memoria aeterna erit justus: * ab auditione mala non timebit.

     Paratum cor ejus, sperare in Domino, confirmatum est cor ejus: * non commovebitur donec despiciat in inimicos suos.

     Dispersit, dedit pauperibus: justitia ejus manet in saeculum saeculi: * cornu ejus exaltabitur in gloria.

     Peccator videbit et irascetur, dentibus suis fremet et tabescet: * desiderium peccatorum peribit

Sì, ci siamo sempre detti, avevi ragione, anche in questo: «In memoria aeterna erit iustus»; del resto, non potrebbe essere che così! Tu eri:

  • Bella, con la tua fronte china nella preghiera o reclinata all’ascolto.
  • Bella, con la tua fronte larga, segnata dal sudore del sole e del lavoro, o dal vento dei lunghi inverni; essa ci parlava dei solchi che l’aratro dell’amore aveva scavato nella terra del tuo corpo e della tua anima, della tua vita.
  • Bella, in tutto il tuo silenzioso splendore, di cui solo Dio era consapevole; e noi ne vediamo qualcuno dei molti bagliori.
  • Bella, nei tuoi brividi di tenerezza e nell’abisso delle speranze che nutrivi per noi tuoi figli, per il papà e per la Chiesa, la tua amata Chiesa, la santa Chiesa; e per tutti, indistintamente.
  • Bella, nei tuoi silenzi e nei tuoi incoraggiamenti.
  • Bella, nei tuoi vestiti dall’eleganza discreta, nella quale ti riconoscevi.
  • Bella, nel chiederci con umiltà e con forza di non cedere alle difficoltà.
  • Bella, nel fremito delle tue mani, colme di desiderio, che erano il mio nido segreto e sono state per me il tuo ultimo grembo.
  • Bella, nel lampo soave di gioia dei tuoi occhi acuti e coraggiosi, semplicemente buoni, buoni come solo chi ama la vera verità delle persone sa avere, perché ama in Dio.
  • Bella, nel pudore e nel rispetto con cui circondavi il tuo corpo.
  • Bella, nel riserbo delle tue malattie e nell’accettazione dei distacchi.
  • Bella, nel sorriso amabile delle tue labbra, generose di fiducia; esse erano come delle mani tese, a reggere chi t’ascoltava.
  • Bella, nel tuo celarti sempre un poco; e ancora, nell’Eterno.
  • Bella, nel tuo non voler essere né alta, né bassa, ma fino in fondo te stessa.
  • Bella, nell’accompagnare e fare un pezzo di strada assieme a noi, quando si trattava di partire per un viaggio.
  • Bella, nell’arrossire a una parola d’amore, che era così poco e tu sentivi già così tanto.
  • Bella, nella pazienza e nell’attesa, che ha riempito le tue giornate come la calda luce del sole.
  • Bella, nella purezza e nella sacralità con cui volevi e hai saputo essere madre.
  • Bella, nelle tue gote pallide e nelle tue gote color di fiamma.
  • Bella, oltre il muro di qualche nostra incomprensione.
  • Bella, per aver amato la terra, servendoti di essa per quel ch’è giusto, senza spirito di sfruttamento o anche solo di possesso.
  • Bella, per aver avuto una calma non rassegnata, ma fiduciosa.
  • Bella, per aver cercato di essere ricca di amore e non di cose.
  • Bella, per aver desiderato che noi esistessimo e per esserne sempre stata felice.
  • Bella, per aver guardato oltre te stessa ed essere vissuta per gli altri, fin dove t’è stato possibile.
  • Bella, per aver molto perdonato, anche a me.
  • Bella, per aver preteso di essere trattata alla pari e con rispetto, da tutti, per onorare il tuo e nostro essere figli di Dio, al di là del quale non hai cercato altra gloria.
  • Bella, per aver seminato e coltivato il bene, senza calcoli di tornaconto, nell’assoluta disponibilità a perdere, se fosse capitato.
  • Bella, per averci amato subito, senza attendere il dopo.
  • Bella, per averci dato tutto e non averci chiesto nulla.
  • Bella, per averci insegnato che l’amare vale molto più del piacere.
  • Bella, per averci sorriso e, quando necessario, amabilmente rimproverato.
  • Bella, per averci testimoniato che compiere il proprio dovere dà gioia.
  • Bella, per essere stata la sorella di ogni donna debole ed emarginata, della quale diventavi sostegno e, ancor più, compagna.
  • Bella, per essere stata un colore mai inventato e una musica irripetibile.
  • Bella, per il desiderio di essere sempre in ordine.
  • Bella, per il tuo gioioso: «Eccomi!».
  • Bella, per la forza e l’amore che hai saputo dare a papà.
  • Bella, per non aver avuto rimpianti, né aver mai detto: «Avrei creduto, avrei voluto».
  • Bella, per non aver cercato d’importi, ma di essere dono.
  • Bella, per non averci fatto sapere delle tue lotte, interiori ed esteriori.
  • Bella, per non averci tenuti nascosti i tuoi dolori.
  • Bella, quando ci mostravi le figurine di carta e insegnavi le preghiere.
  • Bella, quando ci spronavi alla conquista di ciò che è amabile e puro.
  • Bella, quando sembravi rivestita di terra e di fiori, della festa delle primavere.
  • Bella, quando t’allungavi su di me, per darmi un bacio.
  • Bella, quando te ne stavi distesa sul letto del dolore e dell’ultimo arrivederci.
  • Bella, quando tenevi gli occhi socchiusi per una più profonda adorazione o trattenere una lacrima.
  • Bella, sino all’altro giorno, all’ultimo istante; e dopo, nella luce.
  • Bella, sotto i tuo capelli spioventi, dal profumo di miele.
  • Bella, Tu: mia ultima luce e prima, un giorno lontano sì, ma i cui bagliori non ho mai dimenticato…
  • E bella per molto altro…

Grazie, dunque, infinite grazie, cara mamma, che dire cara è dirti poco, poiché sei cara a Dio ed è questo che hai voluto essere e si dicesse di Te!

don Floriano Pellegrini

Costa, in Val di Zoldo, e sullo sfondo il monte Pelmo (Pelmetto e Pelmo vero e proprio). Costa era il paese di origine della famiglia della madre, di cognome proprio Costa. La famiglia di suo padre Vittorio si trasferì a Col, paese di origine di sua madre Orsola Rizzardini, dopo che la loro casa a Costa era stata distrutta da un incendio.

***