DON FLORIANO, Replica alla Curia diocesana sulla lettera aperta al nuovo prefetto della provincia di Belluno

Il magnifico palazzo dei Rettori Veneti (trasformato in prefettura d’Italia!)

Quando desidero pubblicare qualcosa che potrebbe coinvolgere la diocesi, l’avverto in anticipo, in tal modo che vescovo o suo vicario possano telefonarmi, scrivermi e, se hanno valide ragioni, bloccarmi. Macché, mi ignorano; pronti, però, a scrivere a mia insaputa e colpirmi alle spalle. Così hanno fatto tre giorni fa, con un comunicato, di cui ho saputo solo oggi da un amico.  

Avevo scritto una lettera al nuovo prefetto per ribadire nient’altro che alcune verità storiche basilari. Chi in curia, fosse pure il vescovo in persona, ha avuto la sfacciataggine di accusarmi di aver fatto politica, mostra grassa ignoranza o stupefacente faziosità; o entrambe le cose. Ho parlato da uomo libero e da uomo di studio, da sacerdote e da amante del mio Popolo; cosa c’entrano la politica e le ideologie? Ho accennato a dati storici e giuridici inconfutabili! Non saranno mica proprio un vescovo e dei sacerdoti a volere che si tenga nascosta la verità! Tutti i documenti, a cominciare dal trattato sottoscritto a Vienna il 3 ottobre 1866 dall’imperatore dei Francesi Napoleone III, dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e dal re (massone) d’Italia affermano che il Popolo Veneto è sovrano. Al momento del plebiscito, però, pochi giorni dopo, il re d’Italia misconosceva (tradiva) quanto da lui stesso firmato e imponeva ai Veneti, col silenzio-assenso della Francia e dell’Austria, un’adesione incondizionata al regno d’Italia, come se il Popolo Veneto tutto ad un tratto, e senza motivo, avesse perso la sovranità che gli era appena stata riconosciuta. È perciò evidente che l’annessione del Veneto, del Friuli e della Comunità di Mantova all’Italia si configura come un atto di violazione del diritto internazionale. È chiaro che al regno d’Italia, prima, e alla Repubblica, adesso, non faccia comodo si dicano queste cose. Ma a un  vescovo e a dei preti? Noi dobbiamo essere i primi a schierarci in difesa della verità e dei nostri Popoli, anche se ciò comporta la perdita di vantaggi di potere e di soldi; altrimenti, è meglio ci ritiriamo dal fare il vescovo e i preti!   

Don Floriano Pellegrini

Il comunicato della Curia diocesana

Del 6 c.m., da: http://www.chiesabellunofeltre.it/comunicato-della-curia-diocesana/ Il comunicato ha pure la fotografia del palazzo dei Rettori, ora utilizzato dai prefetti d’Italia. Manca poco che anche il vescovado o l’ufficio di curia, per ossequio e quasi prostrazione al potere costituito, non appenda al suo esterno una bandiera tricolore!

In data 4 dicembre, don Floriano Pellegrini, prete di questa diocesi, ha pubblicato sul suo sito internet una “lettera aperta”, indirizzata al nuovo Prefetto di Belluno: sul contenuto e sul tono di questa lettera si ha molto da eccepire. Poiché la lettera è stata ripresa da una testata locale, rendendo ancor più di pubblico dominio le sue posizioni, la Curia diocesana di Belluno-Feltre si sente in dovere di prendere le distanze da quanto dichiarato da don Floriano.

Preme anzitutto rammentare, per chiarezza, che don Floriano non svolge in diocesi l’ufficio di parroco, come riportato sulla stampa.

Inoltre – senza entrare nel merito di convinzioni politiche, frutto di ricostruzioni ideologiche e sterilmente nostalgiche – pare doveroso ribadire il rispetto della Chiesa locale verso le Istituzioni della Repubblica e, nella fattispecie, verso la dott. Adriana Cogode, rappresentante del Governo appena insediata, la cui presenza in Provincia va salutata con un caloroso “benvenuta”.

[Si osservi: Non hanno avuto né il coraggio né l’onestà di firmarsi]

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