LIVAN, Gli organi di Zoppè di Cadore

Il maestro Ermanno Livan (familiarmente chiamato Mano) all’organo nella festa della Madonna del Rosario del 1958.

Del prof. Gabriele Livan

La pregevole serie dei «Quaderni di storia organaria in Cadore» è giunta al quinto numero, dedicato agli organi di Zoppè.

La presentazione del Quaderno, salvo imprevisti (che, eventualmente, segnaleremo) sarà fatta, naturalmente a Zoppè, 

domenica 15 dicembre.

Il nostro paese, pur piccolo come numero di abitanti, ha una ricca storia, anche dal punto di vista musicale. Il quaderno de Gli organi di Zoppè di Cadore descrive gli ultimi cento anni e più di questa storia.

Il primo organo della chiesa di Sant’Anna (patrona di Zoppè), recentemente restaurato, è stato progettato nel 1892 dalla «Premiata fabbrica d’organi Zanfretta e figli» di Verona. Il «Comitato per l’organo», presieduto dal parroco don Giovanni De Sandre, [1] riuscì in breve tempo a mettere insieme le 1300 lire necessarie. Nel 1895 l’organo venne montato dagli operai venuti da Verona, mentre alcuni falegnami zoppedini gli costruirono la cassa. Ma il terribile incendio dell’ottobre 1896 mandò tutto – letteralmente – in fumo. E mancavano da saldare ancora 200 lire! Appena possibile, tramite i nostri emigranti a Verona, venne ricontattato l’organaro; le canne salvate dall’incendio furono spedite al laboratorio e si ricostruì tutto, con materiali meno costosi.

Da allora, l’organo non ha mai smesso di accompagnare i momenti lieti e tristi della nostra comunità.

Il secondo organo della chiesa di Sant’Anna è del 1746. Venne donato alla nostra chiesa da don Osvaldo Bortolot, allora parroco di Borca, nel 1993.

Nel Quaderno si parla anche della locale Schola Cantorum.

Essa è nata nel 1943. Ecco come ne parla il pieghevole celebrativo dei venticinque anni di attività: «Il mondo è sconvolto […]. A Zoppè, in ogni famiglia, si attende ancora qualcuno; molti sono arrivati, ma hanno paura di essere ricercati, si danno alla macchia […]. Ma, nel calduccio di qualche stua o raccolti attorno alla fiamma viva di qualche foghèr, c’è ancora tempo per lanciare qualche progetto […]. C’è chi timidamente propone di cantare […]. Le difficoltà sono molte, ma, pochi giorni dopo, ci si ritrova tutti nella sala parrocchiale […]. Angelo Sagui [2] […], calmissimo, dirige e canta con i suoi tenori, seguendo lo spartito steso sul leggio nuovo da lui stesso tornito; i bassi, numerosi, si arrangiano. Fa freddo: ogni sera i cantori si presentano in sala con qualche ris-cia o con alcuni rami d’abete e Federico, come sempre, tra un Kyrie e l’altro, cerca di intiepidire l’ambiente».

Nell’appendice del Quaderno ci sono le trascrizioni dei canti patriarchini fatte da mio padre Ermanno. Egli aveva avuto la fortuna di impararli dai vecchi cantori e proprio essi nel 1940 lo avevano convinto (allora aveva solo 16 anni), ad accompagnarli all’organo nell’esecuzione di alcuni di tali canti tradizionali. Il problema era, però, che il numero delle persone che li conoscevano ancora si andava sempre più riducendo.

Infine, grazie all’attività di trascrizione del maestro Mano, armato della sua passione e del suo orecchio musicale, grazie all’interessamento della dott.ssa Paola Barzan e alla dedizione di alcuni cantori, nel 2008 si è potuto realizzare persino un CD, «Zoppè di Cadore. Canti liturgici di tradizione orale».

In occasione della presentazione del Quaderno, il 15 dicembre, i cantori di Zoppè eseguiranno alcune delle antiche melodie.

NOTE

[1] Originario di San Vito di Cadore, fu parroco di Zoppè dal 1889 al 1918, anno della sua morte.

[2] Angelo Sagui (1907-1963) fu animatore e primo direttore della Schola Cantorum di Zoppè di Cadore. Trasferitosi a Longarone, rimase vittima del disastro del Vajont, il 9 ottobre 1963.

La tastiera dell’organo Zanfretta
La Schola Cantorum diretta da Tilo Pampanin; alla tastiera il m.o Ermanno Livan.
La Schola Cantorum nel 1962 a Libano, insieme con don Osvaldo Bortolot.

***