NAZZI, Ricostruire e tramandare. Un altro imponente studio del prof. Giandomenico Zanderigo Rosolo

Articolo di Luca Nazzi, del giugno 2019, tratto da: http://www.friul.net/articui_vicinia.php?id=1170

Continua l’instancabile opera di studio, riscoperta e promozione delle Regole di Giandomenico Zanderigo Rosolo.
Nei primi mesi del 2019, grazie all’Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, ha dato alle stampe il volume “Nei da S-ciamazègn / Casamazzagno di Comelico / Cronache d’un villaggio della Montagna Veneta”.

«Ricostruire e tramandare le vecchie memorie è da parte mia doveroso»: mosso da questo impulso, Giandomenico Zanderigo Rosolo ha realizzato un altro imponente volume, accolto con il numero 51 dalla Serie “Storia” dell’Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali.

L’opera s’intitola “Nei da S-ciamazègn / Casamazzagno di Comelico / Cronache d’un villaggio della Montagna Veneta” ed è stata data alle stampe nei primi mesi del 2019.
A differenza di altri importanti contributi dello studioso cadorino, pur dedicati anch’essi alla storia delle Regole (come il monumentale “I «laudi» delle regole di Candide, Lorenzago e San Vito in Cadore” del 2013 oppure i precedenti “Laudi antichi e statuti nuovi” del 2010, “Nota storica sulla Regola di San Vito di Cadore e sulla consistenza e regime del suo patrimonio” del 1993 e “I bilanci di una Regola cadorina nella seconda metà del Cinquecento” del 1984), qui entra direttamente in campo, accanto allo storico e al ricercatore, anche il regoliere e l’amministratore, per di più apertamente schierato e talvolta profondamente deluso e amareggiato.

«Tra i tanti mediocri avvenimenti d’un vilaggio – scrive Rosolo nella sua accorata “Prefazione” –, si noterà che c’è una linea virtuosa di persone che hanno realizzato opere intelligenti ed hanno affrontato fatiche e contrasti per difendere, conservare e migliorare i beni della comunità; ma c’è anche un’altra linea, secolare, di ottusità, di sotterfugi sempre uguali, di prepotenze anch’esse poco originali, di miserie che generano altre miserie».

E più oltre, l’autore – rivendicando il diritto «che a me e ad altri è stato leso, d’essere “d chei da S-ciamazegn”» – si dice certo che fra i lettori delle sue pagine non figureranno certo «gli avversari, forti del loro numero e dei loro successi».
Mettendo da parte le tristi vicende che originano questo sfogo e che, in maniera sufficientemente approfondita, vengono esplicitate e articolate nel corso dell’opera, risulterà senz’altro più produttivo sottolineare gli elementi di maggior interesse per chi si occupa della storia e delle forme di gestione dei Domini collettivi e per chi desidera confrontare la realtà delle Proprietà collettive cadorine con quella della confinante Carnia.

Opportunamente, Giandomenico Zanderigo Rosolo, che è stato insegnante e dirigente scolastico e che, nel 1986, è stato premiato dalla Deputazione di storia patria per le Venezie per il «sostanziale contributo alla conoscenza delle istituzioni regoliere del Cadore nei loro aspetti giuridico-economici», richiama costantemente i profondissimi legami storici, culturali e amministrativi intercorsi, almeno fino dal ciclone napoleonico, fra la sua regione e il Friuli.

Altrettanto opportunamente egli fa emergere dalle sue pagine come la storia, l’economia e la cultura di Casamazzagno, come del resto di ogni altro villaggio del Comelico e del Cadore, risultino indecifrabili se si prescinde dalla realtà dei Beni collettivi e dalle istituzioni fatte sorgere spontaneamente dalle Comunità di villaggio per la loro amministrazione.

Entrambi questi aspetti, invece, troppo spesso risultano in modo inspiegabile ignorati o sottovalutati da coloro che si occupano della montagna carnica e friulana.
Il tema della Proprietà collettiva, oltre ad attraversare tutta l’opera di Zanderigo Rosolo, viene sviluppato puntualmente nel quarto capitolo, che è dedicato in modo esplicito a “La Regola”.

Attraverso 21 paragrafi, vengono trattate le questioni inerenti le divisioni; usurpi, vincoli e occupazioni; le “Vizze” e le “Lavoranzìe”; i “Colonelli” e le “Prese”; i rapporti fra “Regole” e “Frazioni” e fra “Regole” vicine; i vari “Diritti” e i “Regolamenti interni” di Rifabbrico, Fabbisogno, Legnatico, Pascolo…; nonché gli Statuti antichi e moderni.
Gli altri capitoli del libro “Nei da S-ciamazègn / Casamazzagno di Comelico / Cronache d’un villaggio della Montagna Veneta” presentano diffusamente “Il luogo e le origini”, “Lavoro ed emigrazione”, “Le famiglie”, il comprensorio di “Monte Croce” e la sua amministrazione, “Le chiese” e la “Vita paesana”.

Gli Indici dei nomi di persona e di luogo e quello lessicale risultano molto utili per approfondimenti su varie tradizioni e istituzioni regoliere, come «Ben commune», «Cortina», «Dispensa», «Fabula» e «Faule», «Laudador», «Marigo», «Massaro», «Pavion», «Pien comun», «Far regola», «Regolado», «Rodolo», «Saltaro», «Tassa», «Tavella», «Visinà», «Zuda», nonché sull’interdipendenza fra Toponomastica e gestione collettiva del territorio alpino.

L’opera di Giandomenico Zanderigo Rosolo su Casamazzagno di Comelico, infine, offre informazioni molto interessanti su vari personaggi che hanno avuto un notevole impatto su entrambe le regioni e su episodi sui quali sarebbe quantomai utile aprire un confronto con le corrispondenti e contemporanee vicende carniche.

Si pensi, ad esempio, al «tracollo delle attività tradizionali», al rapporto fra Regole e turismo, all’utilizzo delle acque, alle promiscuità fra diverse Comunità, alle riforme amministrative napoleoniche del 1806, ai tumulti contro le amministrazioni comunali (1840, 1867), alla soppressione dei Bilanci frazionali imposta dal Fascismo (1926), alla rinascita delle Regole nel secondo dopoguerra, alla nascita di Comunanze e Coordinamenti fra Regole.

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