SARTORI, Sommario commentato dei «Discorsi sulla storia veneta» del N.H. Domenico Tiepolo

Di Umberto Sartori

Da: http://www.veneziadoc.net/Storia-di-Venezia/Venezia-Domenico-Tiepolo.php

È stato emozionante passare dalle concise citazioni riportate dal rev. Parsons nelle sua difesa della verità storica su Venezia [cfr. articolo precedente. N.d.R.], alla lettura integrale di quest’opera di Domenico Tiepolo, patrizio veneto che aveva ricoperto incarichi nel Governo fino alla caduta di Venezia dallo stato di libera Repubblica a quello di terra di conquista.

Il lavoro in cui il Tiepolo si cimenta è titanico. Si tratta di rettificare le fonti, adulterate, e le traduzioni, infedeli, in un’opera francese spacciata per storiografica nel mondo accademico mondiale: la Histoire de la Republique de Venise, pubblicata nel 1819 in sette volumi da Pierre Antoine Noel Bruno, meglio noto come Conte Daru.

La vocazione storiografica veneziana e la lunga dimestichezza con gli archivi, compresi quelli Secreta, cui il Tiepolo ha avuto accesso per i suoi incarichi professionali e politici, fanno di lui uomo all’altezza di tale impresa. Egli, infatti, la compie con una minuzia e una precisione che non lasciano dubbi nel lettore attento. L’opera si compone in due volumi, con oltre novecento pagine complessive, che contengono sei rettificazioni fondamentali per la luce in cui Venezia viene osservata nella sua storia.

LA PRIMA RETTIFICAZIONE.

In circa 85 pagine, Tiepolo ripristina lo stato delle fonti sui primordi della Repubblica. Il Daru aveva voluto mostrare come Venezia fosse nata in sudditanza e fosse sempre rimasta in sudditanza, dovendo, secondo lui, la parvenza di libertà ai tributi che essa avrebbe sempre pagato all’uno o all’altro dominante.

La Storia offre molte testimonianze autorevolissime che mostrano falsa questa immagine, ma il Tiepolo non ha bisogno di ricorrere ad altre che alle sole fonti citate dal Daru stesso.

Confrontando gli originali con gli estratti falsificati del Daru, viene alla luce la profonda disonestà intellettuale che informa la Histoire de la Republique de Venise. Questa sola rettificazione sarebbe sufficiente a squalificare l’autore della Histoire; appare evidente che il Daru non ha tratto i suoi ragionamenti dalle fonti, ma adattato queste ultime a uno scopo che già aveva in mente. Scopo non difficile da intuire, non appena si ricorda che era stato il comandante dell’armata napoleonica che, in nome della repubblica e della libertà, aveva saccheggiato Venezia, città repubblicana e libera, solo per poi subito venderla allo Stato meno repubblicano e meno libertario dell’epoca: l’Impero austro-ungarico.

Una pagina così sporca, nella pur non certo immacolata storia delle imprese di Francia, che si ritenne di dover scaricare tale lordura, assieme a molte altre prodotte recentemente nella stessa Francia, sulla sconfitta Repubblica di Venezia.

Un «trasporto di rifiuti» che fece comodo sia a Napoleone che ai suoi nemici, come vediamo dalla biografia stessa del conte Daru, «uomo per tutte le stagioni», repubblicano e populista, che riesce a farsi nominare prima conte dal Napoleone e poi «pari dell’Impero» dai Borboni restauratori.

Intenzione dichiarata dal Tiepolo, tuttavia, non è quella di provare il complotto internazionale o la malafede dell’Autore. Il suo è un procedere, da storico, alla correzione di innumerevoli inesattezze e falsità tecniche, che viene riscontrando in un’opera per altri versi scritta in bello stile da un autore brillante, come spesso va ripetendo il Tiepolo, con una ironia sulla quale rifletteremo in seguito. Procede, quindi, come nella compilazione di un Errata Corrige, alla disamina dei sette volumi del francese.

LA SECONDA RETTIFICAZIONE.

In 111 pagine, Tiepolo ripristina le notizie sulle origini e le modificazioni delle forme di Governo veneto. Dalle stesse fonti del Daru emerge una Repubblica che costantemente si evolve e si amplia, così diversa da quella retrograda, oscura e impelagata nell’oligarchia, tratteggiata nella Histoire.

LA TERZA RETTIFICAZIONE.

In 243 pagine, Tiepolo rileva tutti gli errori, le omissioni e le falsificazioni commessi dal Daru in merito alla politica interna ed estera di Venezia. Dalle fonti emerge la sostanziale indole pacifica e leale della Repubblica, la sua straordinaria coesione interna, l’efficienza e la popolarità delle Magistrature. Sono qualità che il Daru stesso, in più di un passo, non ha potuto non enumerare, lasciando queste affermazioni sparse nella sua opera forse per rendere ancora più fumosa e contraddittoria la descrizione storica complessiva di Venezia, che ha tutta fortemente tinto con i colori foschi della tirannide e dell’intrigo.

In appendice alla terza rettificazione, nel secondo volume, ne troviamo altre due (la quarta e la quinta) relative a specifici argomenti, complessi e di grande importanza.

LA QUARTA RETTIFICAZIONE.

In 118 pagine, Tiepolo riporta al vero le figure e le funzioni del Consiglio di Dieci e degli Inquisitori di Stato, che il Daru aveva inteso denigrare con particolare accanimento, proprio perché erano state il fiore all’occhiello della Repubblica.

LA QUINTA RETTIFICAZIONE.

In 202 pagine, Tiepolo prova esaurientemente, sempre attingendo solo alle fonti citate dal Daru, la realtà della congiura ordita nel 1618 dall’ambasciatore spagnolo Bedmar duca di Cueva al fine di impadronirsi di Venezia con un colpo di mano interno. Tale congiura richiese un’importante serie di esecuzioni capitali, che viene usata dal Daru per illustrare la crudeltà ch’egli vuole attribuire ai Veneziani, col dire che tale congiura era stata da loro simulata per loschi fini diplomatici.

Nel corso della disamina, con l’accrescersi delle falsificazioni accertate per tali, sempre più si evidenzia la disonestà dell’autore dell’Histoire. Le fonti del Daru, quando si perita di citarle, sono eterogenee e numerosissime. Cronache, apocrifi, sentito dire, si mescolano a documenti mutilati o contraffatti. Ma il demagogo e il suo staff hanno trovato in Domenico Tiepolo e negli archivisti veneziani i tessitori che hanno saputo dipanare la matassa di fili spezzati offerta dall’Histoire come bibliografia. Con grande perizia essi li annodano e riescono a ricomporre la trama della verità, quale emerge dai documenti.

LA SESTA RETTIFICAZIONE.

Altre 72 pagine di storia riscrivono le sfumature e i «colpi di luce» con cui il Daru aveva tinto di calunnie la sua Histoire sui costumi dei Veneziani e del loro Governo. Cito, ad esempio, il caso della presunta conservazione in Venezia della crudele usanza di macellare un toro e dodici maiali in Piazza per commemorare la vittoria sul patriarca di Aquileia nel 1162. Per il Daru questo è chiaro indice della ferocia e della vendicatività del popolo veneziano, che – a suo dire – avrebbe mantenuto vivo il rancore verso il patriarca aquileiese rinnovando la cerimonia per seicento lunghi anni. Il Tiepolo non fatica a dire che, dalla stessa fonte da cui il Daru attinge la notizia di questo rito pubblico, emerge che esso fu soppresso nel 1245.

Il Daru, poi, confonde le funzioni di due distinte magistrature (i Savi alla Promissione ducale e gli Inquisitori sopra il Doge defunto) in una di sua invenzione, sbaglia le date e le denominazioni del Senato, ha le idee molto confuse sull’origine e la specificità dei Savi e dei Consigli nell’Amministrazione della Repubblica e nella sua storia…

E una quantità di aneddoti storici minori, che il Daru altera in modo da far nascere un’idea di Venezia quale Stato avido e mancatore di parola, vengono puntigliosamente ricondotti alla realtà testimoniata dai documenti.

Conclude l’opera un indice analitico e riassuntivo commentato di tutte le incongruenze e discordanze dalle fonti che sono state riscontrate nel lavoro del Daru, indice che, in 81 pagine, da solo rende lo spessore dell’impegno enciclopedico e bibliografico dell’ammirevolissimo N.H. Tiepolo.

Al piano terra di questa romantica casetta alcune decine d’anni fa abitava una nipote di Ermenegildo Rizzardini Mariét, di Gòima. Quando andavo a  Venezia, suo ospite, mi accompagnava a salutarla.

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