ANONIMO, post 1805, Memoria istorica compilata dell’Arcidiaconato del Cadore

Comunità di Cadore, Statuti del 1545. L’arcidiaconato ne è parte istituzionale da sempre

«Memoria istorica compilata dell’Arcidiaconato del Cadore» (post 1805), di anonimo, è un manoscritto (doc. 27, busta 1, cartella 1) dell’Archivio Storico del Baliato dai Coi, recante questo titolo all’originale. Sino allora inedito, venne pubblicato il 16 agosto 2011, come n. 191 dei «Comunicati del Libero Maso de I Coi», in trascrizione integrale e con brevi note di don Floriano Pellegrini.

Visto che ora c’è chi attenta (sconsideratamente e certo senza riuscirci, perché troverà chi, come noi, gli dice e gli dirà et nunc et semper un NO totale) a questo fondamentale Istituto storico della Comunità di Cadore civica e cattolica; e considerando che forse più d’un lettore non è a conoscenza della trascrizione e pubblicazione allora fatte, ne offriamo il PDF, al link sotto indicato.

Pieve di Cadore, la chiesa pievanale tra le abitazioni circostanti

Queste le prime frasi del documento:

La Provincia ossia Distretto del Cadore costituito dalla natura alla sommità delle Alpi Noriche, e circondato tutto all’intorno da una barriera di sublimi monti, interseccato dentro li suoi confini da due altre aspre Montagne, distante oltre settanta miglia italiane dalla sede un tempo Patriarcale, ora Arcivescovile, a cui per trasferirsi sono sempre difficili e disastrose le vie, insuperabili bene spesso nel verno le nevi, pericoloso in tempi piovosi il traggitto de Torrenti e de Fiumi e fuori dell’ordinario corso della pubblica Posta. Una sì rimmarcabile distanza, e sempre di difficile accesso al Capo-Luogo diocesano, a colpo d’occhio fa riscontrare la necessità incontrastabile di questa Popolazione numerosa al giorno di venticinquemila Persone, per avere nel suo Circondario un Preside ecclesiastico, che nello spirituale [im]mediatamente la governi, e le porga gli oportuni soccorsi a benefizio e solievo delle Anime. Mossi da sì nobile oggetto di religione li nostri Maggiori non pretesero nò di ricercare una Mitra episcopale […].

Il PDF è apribile e, volendo, scaricabile al link:

Il sig. Franco Regalia così ha riassunto la storia dell’arcidiaconato sulla pagina FB de «La Lioda», con questo titolo: L’Arcidiaconato c’è ancora? Rimasto solo il titolo, più nessuna funzione di fatto:

L’evangelizzazione del Cadore fu opera di missionari aquileiesi, nel corso del IV-V secolo. Con la crescente organizzazione della Chiesa locale, si costruì il primo edificio cristiano, sul monte Ricco, presso Pieve, nel quale convenivano i fedeli per le celebrazioni dei divini misteri. Tale chiesa fu dedicata a San Pietro, mentre la pieve matrice, in tempi successivi, sarà dedicata a Santa Maria Nascente e dipenderà dalla diocesi di Zuglio, suffraganea di Aquileia, fino al 717; direttamente sotto il patriarcato di Aquileia fino al 1751 (anno della sua soppressione); quindi fino al 1846 sotto l’ arcidiocesi di Udine (eccetto l’Ampezzo passato, nel 1751 e nel corso degli anni successivi, sotto le diocesi di Gorizia, Lubiana, Bressanone, Belluno dal 1964) e dal 1847 in poi sotto la diocesi di Belluno.

Da Santa Maria Nascente si costituirono altre cappelle sparse sul territorio (Ampezzo, Santo Stefano, Resinego, Auronzo, Avenasio, Domegge, Arvaglo). Le cappelle, già tutte attive in epoca carolingia, erano officiate dai cappellani direttamente sottoposti all’autorità del pievano che risiedeva nella chiesa madre. Il 21 marzo 1208, con un documento rogato a Vicenza presso il notaio Benincasa, veniva concessa autonomia alle sette cappelle maggiori che divennero ecclesie amministrate dotate di propri beni patrimoniali. La pieve madre (arcidiaconato già ante 1247) conserverà l’unico battistero fino al 1347 quando il patriarca Bertrando concederà il battistero alle sette chiese plebane e ai rispettivi rettori il titolo di plebanus. Attualmente il Cadore comprende 33 parrocchie; l’arcidiacono è nominato tra il clero cadorino.

Piccola vasca battesimale moderna

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