DE CARLO, Andrea Minucci, di Serravalle (1512-1572), medico insigne, arcivescovo di Zara, precursore di Minuccio Minucci

Minuccio Minucci e, al termine dell’articolo, un video e particolari del palazzo Minucci De Carlo; infine, la copertina del libro con gli atti del convegno storico sull’illustre Casata.

Del prof. Nerio De Carlo

Da: https://neriodecarlo.wordpress.com/ (Da: Atti del Convegno internazionale sui Minucci, 6 maggio 2000; Vittorio Veneto, Circolo Vittoriose di Ricerche Storiche)

Dobbiamo all’abate Jacopo Bernardi alcune delle scarse notizie sulla vita e l’opera di Andrea Minucci.

Egli nacque a Serravalle nel 1512.

La località, già nota nella storia per varie e valide ragioni, fu descritta da Giannantonio Flaminio come «amenissima». Il Barbieri la rappresentò come «cupe orride gole Serravallesi». Iacopo Monico, nominato Patriarca di Venezia, scrisse al suo successore nella sede episcopale di Ceneda entusiastiche parole su Serravalle. [1] Camillo De Carlo, ultimo proprietario di Palazzo Minucci, la definì in un manoscritto inedito [2] come «una contrada chiusa, di un borgo chiuso alla radice delle Prealpi». L’elegante scrittore di poesie latine Giovanni Piazzoni, [3] che di Andrea Minucci fu amico, ne delineò in due versi l’esistenza: «Pirei dum medicor celebre: post, sancta deorum Relligio tenuit, morior medicamine falso».

Andrea Minucci studiò in un primo tempo filosofia a Padova; poi proseguì gli studi di medicina, presso lo stesso prestigioso ateneo veneto. Esercitò la professione medica a Venezia con maggiore fortuna di quella che ebbe curando se stesso, essendo egli deceduto probabilmente a causa di una terapia sbagliata!

L’illustre serravallese frequentò a Venezia la famiglia Corner e fu particolarmente apprezzato da Alvise e Federico, entrambi vescovi e cardinali, nati rispettivamente nella città lagunare nel 1517 e nel 1531.

Un episodio fu determinante per Andrea Minucci. Alvise Corner, cavaliere commendatore di Malta, aveva deciso di recarsi a Parigi e di farsi accompagnare dal Minucci. Le ragioni del viaggio non sono note, ma forse potevano riguardare le vicende dell’Ordine Sovrano dei Cavalieri Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi, detto di Malta. A quell’epoca, infatti, è attribuibile la ripartizione dell’ Ordine in otto lingue, tre delle quali assegnate alla Francia. Il viaggio iniziò il 5 ottobre 1549. Federico Corner, vescovo di Treviso, li aveva preceduti a Lione, dove tutti si riunirono il 10 novembre. Proprio in quel giorno, però, era morto il pontefice Paolo III [4] e divenne inevitabile che Alvise Corner si recasse a Roma per il conclave. Il prelato veneziano andò a Marsiglia per imbarcarsi alla volta di Civitavecchia. Andrea Minucci si mise in viaggio per Venezia, dove giunse nel gennaio 1550 e ricominciò a fare il medico. Alle sue cure ricorreva una scelta e agiata clientela.

Poco dopo, l’8 febbraio, fu eletto il pontefice Giulio III. [5] Alvise Corner invitò Andrea Minucci a Roma. Questi accettò il 14 settembre 1550. A questo punto avvennero alcuni fatti determinanti per la qualificazione e la futura carriera del Minucci. Il cardinale Andrea Corner morì puntualmente (si fa per dire) a Roma il 30 gennaio 1551. Alvise Corner, che già rivestiva la carica di arcivescovo di Zara, successe al suo defunto parente cardinale, in data 20 dicembre 1551. Non fu un caso che Andrea Minucci entrasse, proprio in quel tempo, nella carriera ecclesiastica. Alvise Corner, oberato dagli impegni della porpora cardinalizia, rinunciò nel 1555 all’arcivescovado di Zara. Gli successe il suo vicario Muzio Calini. Sempre non per caso, il Calini fu subito dopo (nel giugno 1555) promosso dal pontefice Paolo IV. [6] La sede arcivescovile risultò dunque vacante. Il cardinale Corner riassunse la carica, ma soltanto per consegnarla ad Andrea Minucci, il quale nel frattempo aveva raggiunto i requisiti formali per esserne investito. La conferma del pontefice Pio V [7] giunse il 18 novembre 1567, quando l’arcivescovo Andrea Minucci aveva 55 anni. [8]

Nei cinque anni del suo ministero, Andrea fu sensibile ai pericoli di guerra che incombevano su Zara. Egli ritornò, infatti, a Venezia per sollecitare provvedimenti. [9] Anche a Serravalle fece ritorno con festosa accoglienza. [10] Durante il viaggio di ritorno a Zara sostò a Venezia, dove morì nel 1572 all’età di 60 anni. I fratelli Nicolò e Girolamo fecero portare la salma a Serravalle. [11]

Di Andrea Minucci così scrisse Giangiuseppe Liuti: «… che questo Andrea abbia opere in pubblico nol so: credetti una volta che la Vita di S. Augusta fosse di lui, ora si vuol credere che sia di Minuccio (l’autore della storia degli Uscocchi), e lo è in fatto». Bartolomeo Francesco Gera, [12] erede di averi, libri e archivi dei Minucci, non evidenziò alcunché di notevole su Andrea Minucci. Il Farlati diede poche notizie nel tomo V dell’opera «Illyrium sacrum» (p. 127 e ss.). L’Ughelli trattò il personaggio nel tomo V dell’opera «Italia sacra», ma con poca esattezza (Andrea sarebbe morto e sepolto a Zara!). Un solo cenno proviene da Valerio Ponte, arcidiacono della chiesa arcivescovile di Zara, nel suo libro «De Ecclesia Jadrensi». Nulla si seppe dall’abate Domenico Capretta. [13] Di più apprendiamo dall’opera «Nobiltà d’Italia» di Giampietro dè Crescenzi, stampata a Bologna dal Tebaldini: «Da questa patria (Serravalle) e da questa famiglia antica, seminario d’uomini segnalati, sono usciti Monsignor Andrea Minucci Arcivescovo di Zara, che per la sua modestia, integrità e dottrina, si acquistò presso tutti il cognome di buono. Girolamo suo fratello, celeberrimo Giureconsulto, padre di Monsignor Minuzio dà Minucci, Arcivescovo di Zara, Abate di San Crisogono e Preposito di Attinga Vecchia in Baviera, già Segretario dei Romani Pontefici Innocenzo IX e Clemente VIII».

Si trattava di Minuccio Minucci, nato a Serravalle nel gennaio 1551, che aveva soggiornato a Zara presso lo zio arcivescovo, preparandosi in tal modo ad assumerne l’alto ufficio. Egli fece apporre un’iscrizione nel battistero di quella cattedrale [14] e dispose la celebrazione di una messa quotidiana in suffragio di Andrea.

NOTE

[1] «Te vocat aprico Cenetensis acumine clivus/ Te placido illimis Mesulus omne vocat/ Gens ubi virtutes et pulchras excolit artes/ Et viget antiquae religionis amor».

[2] La casa di fronte, 1948.

[3] Fu contiguo a Francesco Rebertello, Pietro Pagano, Marcantonio Flaminio, cardinale Dalla Torre, Girolamo Amalteo…

[4] Alessandro Farnese, allievo dell’umanista Pomponio Leto. Fu eletto papa all’età di 66 anni, dopo un’esistenza alquanto turbolenta. Ebbe parecchi figli illegittimi, fra i quali Pier Luigi, secondo il Ricotti «famoso nella storia dell’umana perversità».

[5] Giovanni Maria Ciocchi del Monte. Figura non esemplare. Dedito al gioco d’azzardo e altre sregolatezze. Il Panvinio scrisse di lui: «Non conobbe la grandezza del papato».

[6] Gian Pietro Carafa. Personaggio duro e collerico, esercitò largamente il nepotismo (Carlo Carafa fu nominato cardinale quantunque rozzo soldato, dalla vita sregolata e scandalosa).

[7] Michele Ghislieri, domenicano. Introdusse notevoli riforme nella corte papale e negli Ordini religiosi. Abolì il nepotismo, ma non fu immune da eccessi d’altro genere. Sotto il suo pontificato ci furono persecuzioni contro i Protestanti in Veneto, specialmente nell’anno 1568. Durante il papato di Pio V ebbe luogo la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571).

[8] Il Piazzoni scrive: «Si quicquam charo, de quo quam chare Minucci / Est gratum adjuro gratis esse potest / Nil mihi quam de te magna quod venit ad urbe / Quod Divum claro sis quoque tu in solio / Nectantum patriae quam toto gratulor orbi / Quod bene te, tanto preside, tutus erit».

[9] Il Piazzoni scrive: «Pro reditu reverendissimi Andreae Minutii – ad classem venetam: Adriaci portus, et quae tegis aequora Classis, / tutus ab insidiis quisquis ut alta petat; / Sic vos turca ferox timeat, vos Pronus honoret / Sic liceat placida posse quiete frui; / Vos precor in patriam dum Thyrsis vela reverit, (Musulei Thyrsis fama decusque soli) / Vos nunc este boni, tacitos praebete recessus, / Nel, duce te, classis, sentiat ille dolos».

[10] Piazzoni scrive: «Fama est in patriam te primo vere reverti: O utinam verum nuncius ille ferat! Pro quo Thura calent, precibus chorus omnis in ipsis, Audiat Omnipotens quas Deus aure bona! Interea et placido subsidant acquora fluctus Et te tranquilla aura vate».

[11] Nella chiesa di S. Andrea, parete di destra presso l’altare maggiore, c’è l’eopigrafe tombale: «Jesu Cristo Redemptori / Andreas Minutius Jo. Filius / Artium Scientiarumq. Peritissimus / Jaderae Archiepiscopus/ Ibi Romae et Ubiq. Clare vixit / annum agens LX Venetiis obiit / Nicolaus et Hieronymus S.D./ Fratres Fratrem maerentes/ Huc Deferii et Deponi Curarunt MDLXXII».

[12] Dal quale Giuseppe De Carlo acquistò il palazzo Minucci.

[13] Ceneda, 12 luglio 1858: «Non ho trovato nulla che lo riguardi».

[14] Iscrizione nella cattedrale di Zara, cappella del battistero: CHRISTO REDEMPTORI/ ANDREAE MINUTIO SERAVALLENSI7 DOCTRINA RERUM USU CHAR. PRAELATISSIMO7 PER PIUM V PONT. M. JADR. ARCHIEP. CREATO QUI MORIENS/ INCREDIBILE SUI DESIDERIUM BOONIQUE COGNOMENTUM APUD JADR. RELIQUIT/ LONGIS PEREGRINATIONIBUS/ MINUTIUS EIUS EX HIERON, FRATER NEPOS/ IN PACIS AC BELLI STUDIIS VERSATUS BAVARIAE DUCIBUS A CONSILIIS AB IIS HONORIBUS ET OPIBUS AUCTUS/ AC TABDEM INNOC. IX ET CLEMENTIS VIII SUMMI PP A SECRETIS/ CONFECTA DIUTURNIS LABORIBUS VALETUDINE INTEGRA TAMEN AETATE/ AD EODEM CLEMENTE QUI DE EPISCOPIS DILIGENT. EXAMINANDIS LEGEM LAUDATISS TULIT/ XXX POST PATRUUM OPTIMUM ANNO EIDEM ECCL. PRAEFECTUS ET ABBATIAE S. CRISOGONI DONATUS/ MONUMENTUM P. ALTARIA AEDIFICAVIT ET CONSACRAVIT LOCUM TOTUM EXORNAVIT/ SEPULCRUM SIBI DESIGNAVIT ATQUE QUOTIDIANUM SACRUM IN PATRUI/PARENTUM FRATRUM BENEFACTORUM SUISQUE IPSIUS ANIMAE SALUTEM INSTITUIT/ ANNO MDXCVIII/ VIXIT ANDREAS ANNOS LX OBIIT MDLXXII/ VIXIT MINUTIUS ANN. LIIII OBIIT MDCIII/SUMMA APUD BAVARIAE DUCES PRO REPUBLICA CHRISTIANA/NEGOTIA PERTRACTANS.

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