DON FLORIANO, La scuola di Coi era un edificio ben fatto

Coi, panorama invernale dall’alto del paese

Di don Floriano Pellegrini. Articolo del 17 maggio 2015, pubblicato come comunicazione n. 126 de «Dagli Schildhöfe di Coi e Col (in Alta Val Maè)».

Nell’alta valle del Maè, e in particolare a Coi, c’è sempre stato amore alla cultura. Nel piccolo archivio della comunità ci sono testi che provano come già nel Cinquecento molti sapessero leggere, scrivere, far di conto e la musica. Nella sagrestia del villaggio, ad esempio, c’è un manoscritto settecentesco di Cicerone.

Cessato il governo della Serenissima, ci fu una sensibile decadenza, in tutti i sensi, causata anche da un’accentuata emigrazione forzata. Il governo del regno Lombardo Veneto impose ai Comuni la costituzione di scuole almeno comunali e ci fu un recupero, senza però arrivare ai livelli di prima.

Il fabbricato scolastico di Coi venne inaugurato a fine anno 1961-62, poi fu attivo fin verso il 1973. Venne quindi abbandonato e fu, da allora, il simbolo materializzato dell’incuria pubblica, con utilizzi sempre provvisori e lo sconcerto della gente, che s’era rassegnata a crederlo un fabbricato fatiscente. Poi, iniziata la demolizione, per farne una seconda casa, ecco la sorpresa: gli operai hanno constatato che le strutture erano sane, che i muraglioni di cinta erano in buon cemento, assai migliore – dicono – dell’attuale; che le pareti erano fatte con cura, tanto che le pietre avrebbero meritato di essere a vista e comunque saranno salvate, ecc. Insomma, quasi un rincrescimento di doverla abbattere, perché la struttura era in stato di abbandono ma sana e, con una sistemata, sarebbe stata assai utile per iniziative comunitarie, mentre ora la gente di Coi non ha più un luogo dove, volendolo, ritrovarsi.

Sicché, buoni buoni, s’è operato uno di quegli scandalosi sprechi di denaro pubblico di cui ci informa continuamente «Striscia la notizia»! Inutile lamentarsi di Roma e di Venezia, se poi, nel nostro piccolo, si hanno atteggiamenti simili.

Si vedano pure:

Coi, scorcio sul Pelmo (foto Giulio Fecchio)

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