DE LAZZER Angela (1891-1979), Diario

Val di Zoldo, Forno, cartolina forse degli anni Quaranta

Trascrizione, introduzione e note di don Floriano Pellegrini

Gina Bodéca è il nome con il quale era comunemente conosciuta la signora Angela Giovanna De Lazzer, di Forno di Zoldo, nata il 9 febbraio 1891 e morta il 23 luglio 1979, sempre a Forno, dopo una vita intensa, laboriosa e che costituì un punto di riferimento morale e umano dell’intera comunità.

Punto di riferimento che resta, al di là della sua persona, anche per la testimonianza scritta delle sue esperienze, raccolte in un piccolo ma prezioso diario, ora conservato da una sua nipote, la maestra Giovanna Favretti in Rizzardini, che ha cortesemente concesso di consultarlo e pubblicarlo ancora nel 1988. [1]

Gina scrisse il diario quand’era già ottantenne, in precarie condizioni di salute, nell’impossibilità di rileggerlo. Le difficoltà dell’autrice hanno imposto un attento lavoro di revisione, al fine di coordinare, per quanto possibile, le frasi dello stesso argomento e stenderle in una forma discorsiva unitaria; fatica fatta ben volentieri, tenendo conto che il diario era inedito, eppure costituiva una delle poche testimonianze dirette dell’emigrazione d’inizi Novecento. [2]

L’infanzia di Gina fu segnata da alcuni gravi contrattempi, che avevano coinvolto la famiglia. Nel 1890, cioè l’anno prima della sua nascita, Forno aveva conosciuto una terribile alluvione e la segheria che i De Lazzer possedevano in riva al Maè, tra il ponte per Forno di Là e il municipio (dove ora sorge un giardinetto pubblico), era stata distrutta. Nel 1900 la sua famiglia ebbe un nuovo disastro economico: mentre Gina era a scuola (nei locali dell’attuale municipio), due suoi piccoli cugini, ai quali era venuta l’ingenua idea di scaldare col fuoco alcuni gattini, appena nati e accucciati nel fieno, avevano appiccato il fuoco al fienile e alla casa! Il padre di Gina, che svolgeva l’attività di conduttore di merce da e per Longarone, rimasto senza fieno per i cavalli, si trovò pure senza lavoro. I De Lazzer, rimasti sul lastrico, furono ospitati in casa della nonna materna, dove sarebbero rimasti per qualche anno.

Nel frattempo, due zie, emigrate negli Stati Uniti d’America, a Old Mystic, mandavano lettere rassicuranti sulle possibilità di lavoro, per chi avesse voluto raggiungerle. E Gina, compiuti i quindi anni, decise di partire.

Avrebbe dovuto fare il viaggio con un uomo di Colcerver (pr. Colcervèr), pure in partenza per gli Stati Uniti, e il padre di Gina l’affidò alla sua custodia, assieme al passaporto di lei e a qualche denaro.

Salparono a Le Havre e giunsero in America dopo tre settimane.

Al momento dello sbarco, preoccupato dei suoi parenti e dei suoi bagagli, l’uomo di Colcerver si dimenticò quasi di Gina e si scordò di affidarle, assieme al denaro, il passaporto! Imbattutasi nel doganieri e scambiata per una clandestina, Gina venne rinchiusa nelle prigioni di New York e dovette restarvi, tra persone della più bassa condizione morale e in situazioni igieniche e sanitarie penose, fino al completamento delle pratiche di rilascio.

Venne quindi ospitata dalle due zie di Old Mystic, che l’avviarono al lavoro in una fabbrica di tessuti.

La prima parte del diario espone i ricordi degli anni 1906-1912, trascorsi in America; la seconda, altri ricordi, degli anni trascorsi dopo il rientro in Italia: le privazioni del periodo della Prima Guerra Mondiale, la ricostruzione, l’avvio (nel 1921) di un negozio di tessuti, a Forno; la perdita dolorosa di alcune sorelle, ancora in giovane età, le amarezze della «guerra di Mussolini» (come la definisce), la sua entusiasta collaborazione per la ricostruzione della vita sociale al termine della guerra.

Il testo intero si può poi leggere (e scaricare) al (dal) link:

NOTE

[1] PELLEGRINI Floriano, Racconti di ragazzi; Belluno, Ed. Nuovi Sentieri, 1988, pp. 51-65, con alcune note introduttive alle pp. 9-10. – Ripubblicato il 3 giugno 2011, come n. 68 dei «Comunicati del Libero Maso de I Coi».

[2] Il diario si componeva di due quaderni, il primo dei quali è andato smarrito. Del secondo, molti testi recano le date di scrittura: il 23, 25-28, 30-31 luglio 1975; il 1°, 3, 9 e 16 agosto; il 5 e 12 settembre e il 25 novembre. Alcune brusche riprese e ripetizioni fanno pensare alla mancata indicazione di altre date. Al fine di rendere più agevole la lettura, in questa edizione sono stati evidenziati i capoversi, sono stati fatti alcuni interventi alla punteggiatura (soprattutto con l’aggiunta di virgole) e sono state poste tra parentesi quadra delle parole che, sottintese all’originale, è sembrato utile evidenziare.

Val di Zoldo, Forno, cartolina degli anni Quaranta/Cinquanta
Val di Zoldo, Forno, cartolina in aleocromo forse del 1950
Val di Zoldo, Forno oggi 1
Val di Zoldo, Forno oggi 2
Val di Zoldo, Forno oggi 3, la chiesa di San Francesco d’Assisi
Val di Zoldo, Forno oggi 4, altra immagine della chiesa di San Francesco d’Assisi con, sullo sfondo, la borgata di Baron
Val di Zoldo, Forno oggi 5, la chiesa e il borgo di Sant’Antonio Abate

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