DON FLORIANO, Lettera a un amico sulla contrarietà di Mountain Wilderness a due impianti di risalita a Pàdola, in Comelico

Nella foto: Splendida visione della piana e del grosso paese di Padola.

Caro Luca,

grazie dei due testi, uno in word e uno in PDF, riguardanti il progetto di due nuovi impianti di risalita nell’area di Pàdola, in comune di Comelico Superiore.

Sono testi fatti con cura e dai contenuti esposti con calma, tant’è che sembrano scientifici, e certamente per i dati singoli lo sono, ma nell’impostazione di fondo, che si cerca di non far percepire, sono testi ideologici. Gli estensori hanno una loro idea di cosa sia e di come dovrebbe essere la montagna, ma io non mi trovo d’accordo con la loro prospettiva.

Sono troppi anni che sento ripetere certi slogan e, intanto, i paesi si spopolano e muoiono; paesi interi. È stato introdotto il lupo, sono cresciuti vincoli ed organismi di controllo, e i pochi che restano sono sempre più incapaci di difendersi e, ancor più, di creare progetti (di investire idee, risorse umane e finanziarie) per il loro futuro.

Ci sono due valori in conflitto, ma è un conflitto risolvibile, non da esasperare con posizioni drastiche come quelle nelle quali insistono gli iscritti (quali, poi?) di Mountain Wilderness: si sente anche dal loro nome che non sono un’organizzazione locale, ma una specie di quelle che dicono di portare (con le armi) la democrazia nei Paesi degli altri e MW vorrebbe portare la protezione ambientale lì dove essi pretendono d’avere diritto di ficcare il naso, bontà loro!

Il primo valore, stando a MW, è il cosiddetto ambiente, da MW considerato come bene a sé, staccato dall’ambiente umano che vi è inserito. Per essi l’ambiente è una realtà, un dato di fatto fisico, forestale, paesaggistico, geologico, ecc.; che poi ci siano o meno persone che lo abitano sarebbe quasi indifferente. È l’uomo che viene considerato sempre potenzialmente pericoloso, non il lupo! Vorrei vedere quanti di «lor signori» abitano in montagna tutto l’anno, forse uno o due, forse nessuno, però vengono ad insegnare a chi ha la dignità ed il coraggio di abitarci quel che deve fare!

Il secondo valore è la comunità territoriale; ma questo, per noi montanari, è il primo valore. Ci consideriamo più importanti delle case e del territorio in cui abitiamo; abbiamo la coscienza ferma che le persone, singole e associate, vengono al primo posto! Dire e lasciar intendere che una comunità, senza i controlli di Regione, Dolomiti Unesco, ecc., ecc., non sarebbe in grado di gestire il proprio territorio ma lo deturperebbe, lo rovinerebbe e «lor signori» piangerebbero, poverini, perché non hanno più il silenzio e la solitudine che cercano, è offensivo. Se cercano il silenzio e la solitudine vadano nei cimiteri, non dove ci sono uomini e donne che vivono, vogliono vivere, lavorare, essere felici e, quindi, guadagnare, poter migliorare la casa, mandare i figli a scuola, guardare con fiducia al domani, affrontare tutta quella serie di difficoltà che «lor signori» neppure s’immaginano o, se pur sanno che ci sono (ma è sempre fin là e là), le considerano secondarie e di poco conto, mentre ricavare una pista da sci sarebbe uno scempio! È una mentalità stravolta, inaccettabile, penosa, irritante, da combattere, da distruggere; non accettiamo che qualcuno voglia imporci questo suo pensiero sbilenco!

In una simile situazione di conflitto, «lor signori» fanno un po’ la figura degli impiccioni e degli sconsiderati, di chi «vuol sapere una carta più del libro», come certe zitelle che parlano sempre d’amore ma sempre per gli altri non per sé. In verità, senza tanti controlli e MW, siamo stati noi, veri montanari, sono state le nostre comunità a scrivere da sempre, e comunitariamente, quel libro, in un rapporto faticoso ma riuscito, di esemplare civiltà.

Si vergognino «lor signori» a venire a far la predica alle nostre comunità secolari! Se le montagne sono ancora così belle non è merito di una natura selvaggia che si sarebbe conservata da sé, ma di un rispetto che le comunità del territorio le hanno sempre portato e sapranno ben portarle, ignorando e deridendo apertamente – se necessario – le frasi e le scartoffie penose, per quanto «messe giù» in termini che puzzano di scientificità, da lor signori.

Se ne stiano a fare i saccenti a casa loro! Quell’aver paragonato i nostri boschi, le nostre amate praterie d’alta quota, quelle cime stupende che a noi per primi fanno battere il cuore d’emozione, ad un morto Colosseo e alle piramidi, tombe dei faraoni, ci conferma che la loro prospettiva mentale è squilibrata! Non si sono accorti «lor signori» di MW che non siamo morti, come il Colosseo o le piramidi, e non vogliamo morire? Non si sono resi conto che hanno paragonato un territorio vivo a dei beni culturali morti? Dov’è il rispetto? Sarebbero felici se noi facessimo un paragone simile riguardo a loro, se dicessimo ad esempio che i membri di Mountain Wilderness sono interessanti come gli stregoni dell’Africa, i maghi del Medioevo?

Quand’ero bambino, ed ora ho 62 anni, c’era chi pretendeva che le strade dei nostri paesi restassero mulattiere o poco più, che non venissero né allargate né asfaltate; volevano venire e vedere noi, ai loro occhi «poveri montanari» ma tanto romantici; volevano si continuasse a tagliar l’erba con la falce, senza disturbarli con il rumoraccio (dicevano) della falciatrice; avrebbero voluto, per quei quindici giorni che restavano quassù, vedere le caprette al pascolo e, magari, che giovani e signorine si vestissero all’antica, per farli sognare, indifferenti al fatto che, per il resto dell’anno dovessero emigrare e «guadagnarsi il pane con il sudore della fronte». Quei criticoni, finiti i quindici giorni di vacanza da noi andavano all’ appartamento al mare (che noi neppure sognavamo, tanto ci era impossibile avere), e di qua e di là, da altre parti, senza problemi economici, mentre noi dovevano centellinare tutto. Ad essi sono subentrati altri dal «palato ambientale» delicato, ma io sono sicuro di interpretare tutti i miei paesani, tutti i valligiani e tutti quelli che veramente vivono e abitano in montagna dicendo loro: «Andatevene fuori dalle p…!». Mandi!

don Floriano Pellegrini

P.S. I testi cui si fa cenno sono apribili e scaricabili ai link:

20171107_presentaizone  –  Nuovi impianti in Comelico-MW

Nella foto: La chiesa dell’evangelista San Luca, a Padola.

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