DON FLORIANO, Qualche parola d’introduzione

Eh, sì! Mi dispiace discostarmi, sia pure solo in parte, dall’impostazione del primo Blog del Baliato dai Coi, ma preferisco farlo. Ritengo più giusto che questo secondo «figlio informatico» abbia la sua identità, anziché essere una semplice copia o un mero prolungamento del suo fratello maggiore.

Il primo blog reca la seguente qualificazione generale:

« Questo è il blog istituzionale del Baliato dai Coi, in Val di Zoldo, tra le Dolomiti del Veneto ma storicamente nel municipio romano di Zuglio Carnico (in Friuli). Ha due FINALITA’ – LA PRIMA. Offrire documenti e immagini del suo Archivio Storico – riconosciuto di grande interesse -, le sue pubblicazioni e alcune valutazioni e prese di posizione sui principali fatti e movimenti di pensiero e d’azione contemporanei. – LA SECONDA. Proporre e allargare ad altri l’esperienza del Baliato, quale suo modo specifico di intendere il vivere personale e comunitario, ispirato alla Libertà come fonte di Amicizia e – insieme – all’Amicizia come strada della Libertà. Il Baliato, partendo dalla sua origine storica legata al nobile Ordine dei Templari, volge perciò un’attenzione particolare alle Comunità storiche, ai Comuni, ai Domini collettivi, alla Patria Serenissima, secondo lo spirito dell’Ordine e della Chiesa madre di Aquileja. Mandi! ».

Tutto questo vale anche per il presente blog, che però si qualifica così:

« Interventi pubblici e studi di Don Floriano Pellegrini, del Baliato dai Coi, in Val di Zoldo. E, insieme, segnalazione di altri studi e divagazioni in internet, per un qualche interesse o semplice piacere, suo e dei lettori. Pre’ Florean (per dirla all’antica e come si usa ancora in Carnia e in Friuli) è membro della Famiglia o Casata dei Bàili di Zoldo. Essa, già proveniente dal Cadore, nel municipio romano di Zuglio Carnico, risale al Levazóno, l’area presso la quale circa mille anni fa, cioè all’epoca dei Vescovi Conti di Belluno, vennero edificati il castello e la pieve di Zoldo, dedicati all’Ufficiale romano, martire nel Norico (Austria), San Floriano di Lorch. Quali fossero le funzioni dei Bàili non è ancora ben chiaro ma, con ogni probabilità, erano onnicomprensive, andando dal militare, all’amministrativo, al giudiziario, secondo l’opportunità concreta del momento, risultando perciò simili, e anche maggiori, a quelle che, in altri territori, erano proprie dei Vicari dei Conti, ossia dei Visconti ».

Le modifiche, pertanto, sono dovute a due cause:

1) Gli approfondimenti sulla figura storica dei Bàili, fatti nell’ultimo anno e di cui il Blog del Baliato dai Coi riporta i testi, sparsi qua e là, secondo le date in cui sono stati fatti. È emerso, in particolare, che i Baili erano una figura istituzionale ben più importante di quanto avessimo immaginato e che, in ogni caso, andava al di là di un ruolo nell’ambito dell’Ordine Templare. Nel nome della nostra realtà locale abbiamo l’ultima eco del lontano periodo di secoli in cui, ancor prima della fine del primo millennio, la Val di Zoldo era alle dirette dipendenze del Vescovo di Belluno, che ne era anche il Conte e l’amministrava, sotto tutti i profili, tramite questi suoi alti dignitari. Torneremo, comunque, ad approfondire questa figura istituzionale, con nuovi studi e nuovi articoli, che pubblicheremo via via che ci sembreranno sufficientemente sicuri o maturi per una loro divulgazione, assoggettandoci così – senza eccessive paure – alla valutazione e alle possibili contestazioni di quanti già ne sanno più di noi e saremo grati di sentire, per essere aiutati nelle indagini.

2) Il desidero mio, personale, di un blog che, sia pure istituzionale del Baliato, ospiti maggiormente, e in modo costante, oltre che immagini e testi di valore storico e culturale in genere, anche testi e immagini di argomento più leggero e, qualche volta, magari un po’ frivolo e persino discutibile ma piacevole e ritenuto di una qualche utilità. Da molto tempo, infatti, e certo non solo nel corso dell’ultimo anno, mi sono reso convinto che le persone hanno sì bisogno di essere appagate nella loro mente e aiutate a dar risposte alle domande della loro intelligenza, ma ricercano pure, spesso a tentoni e venendo ingannate da abili e subdoli manipolatori del loro cuore, luci e risposte e stimoli e conforti, e fors’anche solo distrazioni e distensioni, alle loro fatiche, alla loro quotidianità, alla routine, agli stimoli della loro diversificata sensibilità e alle multiformi fioriture dell’affettività.

Mosso da queste considerazioni, mi sono detto: «Perché non accogliere nel nuovo blog qualcosa di divertente, di piacevole, purché sempre entro certi limiti, per quanto soggettivi, di buon senso?».

Ed eccomi qua, con quella musica dentro che è la voce più sincera, e comunque sempre autentica, della vita. Misconosciuta, messa a tacere, disattesa, allontanata da noi, relegata allo spazio oscuro di quel nostro io che non sarebbe degno della nostra personalità vera, tale voce ci ricorda che dobbiamo essere quel che realmente siamo, secondo ciò che creandoci Dio – per mezzo delle leggi da lui stesso iscritte nella natura – volle che fossimo.

«Rede in te ipsum», «Torna in te stesso», dicevano gli antichi, e questa frase è stata intesa come un imperativo spiritualista, mentre è la legge dell’armonia tra l’apparentemente dentro e l’apparentemente fuori di noi stessi, poiché siamo un tutt’uno. E un tutt’uno con l’universo, pur avendo ognuno di noi, in modo essenziale e non solo apparente, una personalità nostra. Ognuno è un’ampolla del grande mare dell’essere; la nostra vera patria, alla fin fine, è l’universo, in tutta la sua materialità, fisicità e spiritualità; e non c’è motivo d’avere paura di questo.

Ogni andare è un immergersi, un battezzarsi nell’acqua della vita del cosmo e lì, nella gloria del nostro io ritrovato, del nostro io vero, sentire che quel nostro io s’inchina riverente e felice tra le braccia di quel Dio che non ha braccia e tutto regge, gode la luce del suo volto, di lui che non ha volto, e chiedergli, con umiltà e fiducia, di essere sostenuti nel suo grembo, per sempre, amati; perché, dopo averci desiderati come sue creature, faccia di noi suoi figli.

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