GOTTI TEDESCHI, Gli spaventosi silenzi di papa Francesco

Articolo, del 25 giugno 2017, del dott. Ettore Gotti Tedeschi, diffuso da Maurizio Blondet al link: ttps://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2017/06/perch%C3%A8-papa.png (con il titolo: «Il silenzio di papa Francesco sui dubia è negazione della verità obbiettiva») e, ora, al link: https://twitter.com/MaurizioBlondet/status/879071362425397248 – L’articolo è stato diffuso dal Baliato dei Coi già con comunicazione del 26 giugno 2017, con il titolo qui ripreso.

Rilevo due messaggi impliciti della non risposta del Papa ai dubia.

Il primo messaggio implicito è: io posso contraddirmi, se lo voglio. Infatti, il Papa all’apertura del Sinodo sulla famiglia (ottobre 2014) aveva invitato i cardinali a parlare francamente, apertamente, senza paura di imbarazzare il Papa (la famosa parresia). Eppure ai dubia espressi da ben quattro cardinali, che rappresentano una gran parte dei fedeli, si rifiuta da mesi di rispondere privatamente o pubblicamente.

Il secondo messaggio implicito sembra contenere una dichiarazione di voler imporre una Nuova Morale Cattolica, fondata sulle realtà legate a nuove richieste/esigenze di etica, nelle nuove situazioni create dal mondo secolarizzato, anziché (come spiega la obsoleta Veritatis Splendor) esser fondata sui Comandamenti, Catechismo, Magistero. In un tempo passato era cura della Chiesa la preoccupazione di far permanere i fedeli «saldi nella Verità», al fine di conservare la fede. Scoraggiando pertanto l’attitudine a interpretare in modo soggettivo e rischiosamente fuorviante la dottrina e il magistero.

Infatti, in quel tempo i Pastori avevano il compito di confermare le certezze nella fede insegnando e non solo ascoltando. Oggi si direbbe che sia necessario avere dubbi so0ggettivi non risolti, per dimostrare di aver fede autentica. Ma senza cercare di risolverli, cercando risposte a dubbi su punti di equivoca interpretazione, perché sarebbe considerata insolenza e arroganza. I dubbi sono necessari perché sembrerebbe che non si voglia più affermare una verità unica, assoluta e oggettiva, bensì pluralista e dialettica, perché la verità, fondata sul reale prodotto da una coscienza individuale autodidatta, la fa la prassi, non più la dottrina. Si direbbe che la morale tradizionale vada superata secondo il reale (e non l’ideale), e poiché non si deve più giudicare (perciò valutare oggettivamente una realtà), la Chiesa sembrerebbe voler rinunciare a possedere la verità e insegnarla (a meno che non riguardi ambiente, povertà e immigrazione).

Non rispondendo perciò ai dubia, si conferma che la dottrina è astratta, non serve alla salvezza, perché le verità sono transitorie, soggettive e interpretabili; perciò meglio dialogare, piuttosto che insegnare qualcosa che non è più eterna.

Per mesi e mesi, teologi ed apologeti si sono sforzati, o sono stati obbligati, a far emergere in Amoris Laetitia solo alcune parti, trascurando le parti che lasciano dubbi e generano interpretazione equivoca soggettiva. Ciò significa che Amoris Laetitia non sembra essere così oggettiva come taluni suppongono. Ma i punti controversi non sono così marginali, minori, irrilevanti verso le tante parti buone. Suggerisco al lettore di leggersi gli articoli oggetto di dubbio (A.L., 297, 299, 301, 305, 329…) e di porsi personalmente le domande che si son posti i quattro cardinali e i cattolici che si riferiscono al Catechismo, ai Vangeli e allo specifico Magistero (Casti Connubii, Veritatis Splendor, Familiaris Consortio, …).

I dubia sono su cosa è peccato grave (mortale) in questa materia; sulla possibilità di ricevere assoluzione sacramentale e Santa Eucaristia per chi vive more uxorio e non vuole smettere; su cosa è castità matrimoniale e se esistono situazioni in cui non si può altro che peccare, perché esistono tentazioni superiori alle nostre forze; se esistono situazioni che ammettono una forma di ignoranza che giustifica il leccato.

Mandatory Credit: Photo by Maria Laura Antonelli/Shutterstock (9350122r) Pope Francis Pope Francis weekly general audience, Vatican City, Rome, Italy – 31 Jan 2018

Caro lettore, i dubia si domandano se si sta proponendo una nuova morale o no e se l’aiuto di Dio, che non manca mai, è per non peccare o solo per sentirsi in colpa dopo aver peccato.

I dubia non sono un bizzarro e dispettoso esibizionismo di quattro cardinali. Attenzione!

Nei Vangeli Gesù dice ben quindici volte che esiste il rischio di condanna eterna se si persiste in un peccato grave, mentre Amoris Laetitia n. 297 spiega che non si può essere condannato per sempre, perché non è la logica del Vangelo. Quindi la condanna eterna sembrerebbe essere diventata una eresia.

Però Amoris Laetitia n. 304 dice anche che le norme generali, nella formulazione (prassi) non possono abbracciare tutte le situazioni particolari, ammettendo implicitamente l’esistenza di tanti dubbi lasciati alla interpretazione soggettiva e pericolosa.

La non risposta del Papa ai dubia spiegherebbe che i dubbi devono essere risolti soggettivamente, perché la Verità non è più oggettiva. Così la Chiesa oggi sembrerebbe dichiarare che non vuole avere una dottrina da proporre al mondo, perché ritiene che sia la realtà a fare la dottrina, anziché il contrario.

La nuova Chiesa in tal modo sembra voler dare suggerimenti morali, ma senza precetti, senza leggi. Inutile chiedere se è così…

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