Lettera dei familiari di un ammalato

Caro Don,

l’ammalato La ringrazia dell’interessamento presso «Quelli dei piani alti» e chiede di continuare a ricordarlo, cioè a «far cordata» per lui nelle Sante Messe, che, essendo celebrate su ai Coi, ai piedi del Caregon del Padre Eterno (nella lingua volgar-italica detto monte Pelmo) dovrebbero tenere più desta l’attenzione di Chi vi è seduto sopra. Si spera.

È stufo di star male e tante volte pensa che la causa sia il suo pregare male, o che il Signore voglia metterlo alla prova, senza accorgersi di chiedergli – poverino – più di quello che riesca a sopportare; allora invoca la nonna e la Madonna, ma… Hai voglia a spiegargli  che a volte i dolori fisici dipendono da come si è vissuto in precedenza, ad esempio negli ultimi dieci o vent’anni. Questo è il mio umilissimo parere, per quanto tutti quelli che sentiamo o vediamo in questi giorni per casa s’improvvisino medici e ne vogliano savé na carta  pì de ‘n libre! E, allora, a volte è difficile essere cortesi, perché gli altri hanno sempre ragione quando ti trovi tu in difficoltà!

Non so se è capitato anche a Lei, ma da noi, in famiglia, le soluzioni aumentano e a volte sono dette con tale convinzione e un tantino di prepotenza, come se le persone dimostrassero di sapere in base alla voce grossa che fanno. Insomma, quando si ha in casa un «caro ammalato», non è facile sentire serenamente il parere degli altri e farlo conciliare con l’unica verità del paziente-impaziente reale.

Un qualcosa di simile l’avevo notato anche all’ospedale, dove i medici avevano proposto e riproposto un mese di soggiorno in una nota località, non si sa se più di soggiorno o di cura; di sicuro di dimagrimento del portafoglio e d’ingrassamento dell’industria turistica locale. Allora i medici, bontà loro, avevano dato dell’egoista al nostro ammalato! Ci sarebbe bisogno, insomma, di qualcuno che intervenisse come il deus ex machina delle commedie e sparigliasse le carte, comprese quelle mediche e chi le scrive! Il ricovero ospedaliero è servito a migliorare questo e quel disturbo, ma infermieri e dottori non hanno potuto fare niente per quant’altro, che ben sappiamo.

Allora, giustamente, l’ammalato si sente come se non avessero trovato alcuna soluzione ai suoi problemi di salute e non solo, non trovandosi ancora in una condizione di soddisfacente, ha l’impressione che la qualità della sua vita sia sprofondata ai minimi storici.

Mi sembra di essere stato essenziale ma di aver detto tutte le cose importanti che lo riguardano.

Grazie ancora dell’interessamento, delle preghiere e un abbraccio fortissimo.

Mandi!

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