Lettera di un cybernauta cattolico di Milano contro il dialogo massonico tra cattolici e mussulmani

Caro don Floriano,

le tue parole sul dialogo cristiano-mussulmano sono condivisibilissime. Tempo fa…

A proposito: bazzico sempre i giardinetti di Porta Venezia e sai che ho scoperto che dove passo sempre io, e a volte mi fermo, c’è una quercia secolare, dei primi dell’Ottocento. Finalmente, ha un cartellino con la descrizione botanica della specie di foglie e di arbusto e la storia: l’hanno piantato ai tempi di Napoleone! Sapendolo, adesso, fa un certo effetto, dà un brivido lungo la schiena, star seduti vicino a un capolavoro della natura. È da poco che hanno messo questa «carta d’identità» all’albero. È soprannominato «la quercia di Montale» perché pare – come riporta la didascalia – che il poeta si fermasse ad osservare per ore il suo strano groviglio di rami quasi secchi, che si arrampicano in modo contorto, per qualche metro e non più, verso cielo. Tale quercia ha un aspetto un po’ monco, essendo alla fine del suo ciclo di vita! Io l’ho scoperta solo adesso anche se, a dire il vero, mi sembrava avesse un valore storico perché, come tutte le cose che portano anni sul groppone, aveva l’aspetto di valere. Certo che è ben ridicolo lasciare sempre che le cose vadano a ramengo, quando, per dar lustro alle cose ci vorrebbe così! Nel nostro caso, bastava spostare il bagnetto chimico posizionatole a due passi e quasi ai suoi piedi dormicchiavano dormivano i barboni e la gente faceva i propri bisogni dove capitava. Adesso la gente si ferma volentieri, a leggere la didascalia e ad osservarla, ne capisce il valore e l’apprezza. Ci voleva uno storico come don Floriano? Tu avresti fatto qualcosa per quell’albero. Gli anziani del posto, i veri Milanesi d’un tempo, conoscevano la storia della quercia ma gli altri? Chiusa la parentesi.

Torno a quello per cui ti volevo dare la mia testimonianza circa la «razza di persone» con cui abbiamo a che fare quando parliamo di credenti mussulmani. Ogni tanto qualcuno di loro si ferma a parlare con me, anche solo per scroccare una sigaretta o cercare di vendermi un libro, dopo avermi osservato assorto in una lettura interessante, sdraiato sulla panchina. E così, per una scusa o per l’ altra, scambiamo due chiacchiere perché un sorriso e due chiacchiere non si negano a nessuno.

– Come va?

– E tu? Riesci a vivere vendendo libri? L’altro giorno ho visto un tuo collega, che vendeva braccialetti e penne.

Il venditore islamico che mi è più simpatico non ha i denti davanti e mi ricorda sempre mio padre. Non faccio mai domande troppo intriganti, ma a loro basta poco: lasciarli parlare e ascoltarli, perché tutti siamo bisognosi di ascolto, prima ancora di parlare.

Ebbene, una volta uno mi disse, in italiano stentato, sorridendo e chiedendomi una sigaretta: «Sai che quello è m…da?». Si riferiva ai tre libri accanto a me, sulla panchina, compreso quello che avevo appena appoggiato, per prendere il pacchetto di sigarette e porgergliene una. Continuò: «Per noi mussulmani c’è Bibbia e Corano. Tutto il resto», indicando ancora quei poveri libri, «è m…da» (stavo leggendo, tra l’altro un Nobel della letteratura). Abbagliato da tanta sapienza, sbarrò gli occhi. Un po’ per non contrariarlo, un po’ per il quieto vivere, alle sue parole ho sorriso in maniera un po’ sardonica, in modo che non potesse essere interpretarle come un diniego scandalizzato o una forma di assenso illuminato da spirito terroristico. Con «quelli là» non si sa mai! Loro hanno più paura di te ma, intanto, «le sparano grosse». E con questi sentimenti sono dovuto andare a leggere in un altro angolo del parco. Ecco: com’è possibile spaccare la cultura in due tronconi tanto distinti? Dire: «Di valido esiste solo la Bibbia», perché immagina che tu sia cristiano e te la do per buona ma poi aggiunge: «Da parte mia esiste solo il Corano come parola culturale, anzi divina, per convertire te e il mondo». Come si fa a dialogare con persone così manicheiste?

Grazie, infine, per quello che fai per noi cybernauti cattolici! Salutoni affettuosi.

[lettera firmata]

Nella foto: Quel benedéto tosàt di don Francesco Soccol, ormai imbevuto anzi plagiato di focolarinismo, professava, pur essendo un prete cattolico, la fede nella fraternità universale insegnata dalla loro capessa Chiara Lubich. Eccolo qui che fa una S. Messa invitando accanto a sé dei mussulmani. Mio Dio, abbi pietà di questi scandali!

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