PERUSINI, 2004, Altari tedeschi dei secoli XV e XVI nell’Agordino, nello Zoldano e nel Cadore

Val di Zoldo, chiesa di San Tiziano a Chiesa di Gòima, il Flügelaltar (in lingua tedesca significa «altare alato, con le ali») aperto e chiuso.

Giuseppina Perusini, Altari tedeschi dei secoli XV e XVI nell’Agordino, nello Zoldano e nel Cadore, in: A nord di Venezia. Scultura e pittura nelle valli dolomitiche tra Gotico e Rinascimento. Catalogo della mostra a cura di A. M. Spiazzi; Milano, Silvana editoriale, 2004, pp. 279- 297.

N.B. Nella parte iniziale parla di area italiano, mentre AVREBBE DOVUTO parlare di area veneta! Ecco la nota questione della lettura italianista della realtà veneta!

Curriculum vitae (da internet) della prof.ssa Giuseppina Perusini

Mi sono laureata in storia dell’arte all’Università di Trieste nel 1978 con una tesi sull’architetto di corte dell’imperatrice Maria Teresa e per questo motivo sono rimasta a lungo a Vienna. I mesi trascorsi in Austria hanno determinarono anche il mio successivo interesse per l’arte dell’Europa centrale e in particolare per la scultura in legno tedesca. 

Mentre studiavo ancora all’Università, il Friuli, nel 1976, fu colpito da un forte terremoto, che causò anche gravi danni al patrimonio artistico regionale, quindi decisi di iscrivermi ad un corso di restauro, che mi avrebbe permesso di contribuire praticamente al recupero delle opere d’arte. Per dieci anni ho lavorato come restauratore specializzato nel campo della scultura in legno, che era già uno dei miei principali interessi di ricerca.

Nel 1989 sono diventata ricercatore per il settore della Museologia e critica d’arte e restauro (L-ART / 04) all’Università di Udine e così ho lasciato la professione di restauratrice, che era tuttavia fondamentale per la mia successiva attività di ricerca. Per alcuni anni sono stata ancora coinvolta negli studi delle scultore in legno, organizzando, tra le altre cose, una conferenza internazionale sulla scultura in legno tardo-gotica sulle Alpi (1997). Successivamente, mi sono dedicata con più frequenza alla storia del restauro nel diciannovesimo secolo (sul quale ho organizzato una conferenza internazionale nel 2001) e allo studio di dei primi manuali di restauro europei, come quello pubblicato a Heidelberg nel 1827 da Christian Koester, che ho tradotto in italiano. 

Nel 2002 sono diventata professoressa associata e da allora insegno all’Università di Udine Storia delle tecniche artistiche e del restauro, al corso di laurea triennale, e Diagnostica e tecnica di restauro al corso di laurea magistrale. Sono anche un delegato Erasmus per il Corso di conservazione dei beni culturali, responsabile del laboratorio per il restauro di manufatti, membro del Doctoral College in Studi storico-artistici e audiovisivi e direttore della Scuola di specializzazione in storia dell’arte. Più recentemente ho lavorato sulla protezione delle opere d’arte italiane durante la Prima Guerra Mondiale, partecipando a varie conferenze nazionali e internazionali (Trento, Lipsia, ecc.). Nel 2006 ho organizzato un congresso sullo stesso argomento a Udine.

Negli anni seguenti ho continuato le ricerche sul primi manuali di restauro e sull’origine della professione di restauro in Europa, incentrati sul contesto francese. Il risultato di questi studi, condotto principalmente negli archivi del Louvre durante il mio anno sabbatico, è raccolto in un volume che esamina non solo il primo manuale di restauro francese (del 1851), ma anche il mondo di intenditori  e il mercato europeo dell’arte a metà del XIX secolo. 

Negli anni seguenti (2013) mi sono concentrata in particolare sulle controversie derivanti dalla pulizia dei dipinti al Louvre e alla National Gallery di Londra, a metà del XIX secolo. Più recentemente, sono tornato al lavoro sul restauro in Italia, studiando in in particolare i metodi adottati presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e le teorie sulla conservazione di Pietro Selvatico, che ne fu il presidente dal 1850 al 1859. Negli ultimi anni mi sono finalmente dedicata agli studi sulle tecniche pittoriche tra Otto e Novecento e in particolare al recupero di alcune tecniche antiche,come la tempera, durante il Novecento.

***